Recensione Infedele per caso (2010)

Surreale, divertente, ironico, onesto. 'Infedele per caso' non è un film rivoluzionario ma un piccolo, bizzarro gioiellino semplice e irriverente capace di parlare al pubblico senza mezzi termini sulla 'questione' religiosa, farcito con un gustoso umorismo inglese in salsa agrodolce.

Gli estremi(sti) si attraggono

Possiamo soltanto e tranquillamente coesistere e convivere serenamente anche se appartenenti a culture, religioni e popoli diversi? La risposta in questa adorabile commedia scritta dal famoso autore televisivo britannico David Baddiel e diretta da Josh Appignanesi, al suo secondo film sull'argomento dopo Song of Songs. Infedele per caso è una ritmata, multisfaccettata e multietnica commedia sulla diversità, sulla paternità, sui luoghi comuni che attraversano l'appartenenza a diversi culti religiosi, su quanto poco conosciamo le cose in cui crediamo, su quanto poco conosciamo noi stessi e chi ci sta intorno, su quanto la religione sia spesso vissuta come una tradizione e non come una vera e propria fede. Spesso crediamo solo perchè, come diceva una famosa canzone di George Michael, 'dobbiamo avere fede' non perchè mossi da un vero trascinante sentimento. Su questo ruota l'intero film provando a mettere a nudo una cruda verità senza paura di riderci su. In modo disteso e moderno il film si concentra sull'estremismo religioso calcando la mano sulla caricatura in modo quasi surreale riuscendo a divertire non senza approfondimento e un'attenta riflessione sulla crisi d'identità che il mondo e il singolo individuo sta attraversando in quest'epoca.

Al centro della storia il travaglio interiore di un uomo qualunque che scopre di non essere né abbastanza musulmano né abbastanza ebreo per riuscire a conciliare i bisogni suoi, dei suoi familiari, del suo odiatissimo vicino di casa ebreo, dei suoi colleghi di lavoro. Mahmud Nasir è un padre esemplare, un marito affettuoso e premuroso, ma vive il suo essere musulmano nell'East London come qualcosa di moderato, come una tradizione popolare più che come una vera e inscalfibile convinzione religiosa. Gli capita anche di addormentarsi in moschea mentre prega inginocchiato a testa in giù, è uno che odia gli estremismi e i fanatismi ma quando scopre tra le carte della madre defunta un certificato di adozione tutte le sue certezze cominciano a scricchiolare. Scoprirà infatti di essere figlio naturale di una coppia di ebrei e di chiamarsi in realtà Solly Shimshillewitz. Ora il dubbio è di quelli terribili: kebab o bagel? Questa l'atroce scelta che inizierà a tormentare Mahmud ad un certo punto della sua vita. Continuare a credere nella cultura e negli insegnamenti religiosi musulmani con cui la sua famiglia l'ha cresciuto oppure tentare di avvicinarsi all'ebraismo e alla cultura e alla religione dei suoi veri genitori?
Alla ricerca disperata dei suoi veri genitori Mahmud scopre che il padre in realtà è un rabbino assai conosciuto nella comunità londinese che però è molto malato. Non gli sarà concesso conoscerlo almeno fino a quando Mahmud non si deciderà ad imparare quanto più possibile sulla religione ebraica in modo da evitare qualche gaffe che darebbe il colpo di grazia alla salute precaria dell'anziano. Mahmud sarà così costretto a ricorrere all'aiuto dell'unico ebreo che conosce, l'acidissimo vicino di casa Lenny che dopo un primo momento di scetticismo si offrirà di istruirlo a dovere in materia. Da qui tutta una serie di equivoci e di piccole grandi tragedie familiari che condurranno Mahmud in un profondo stato di confusione facendogli attraversare una inevitabile ma necessaria crisi d'identità che lo porterà ad accettare se stesso, il suo nuovo amico Lenny con il quale scoprirà di avere molte più cose in comune che con tutti gli altri.

Un film sull'amicizia, sul rispetto, sull'amore, sulla fiducia reciproca, sul poco spirito d'autocritica che ci contraddistingue e sull'ipocrisia dei nostri tempi. Tutto splendidamente racchiuso nella figura di Omid Djalili, attore straordinario che si è autodefinito come "il perfetto uomo qualunque in versione etnica", all'altezza per piccoli ma significativi ruoli nel cinema hollywoodiano, grandioso per i piccoli film indipendenti in grado di lasciare il segno.

Surreale, divertente, ironico, onesto. Infedele per caso non è un film rivoluzionario ma un piccolo bizzarro gioiellino semplice e irriverente capace di parlare al pubblico senza mezzi termini sulla 'questione' religiosa, farcito con un gustoso umorismo inglese in salsa agrodolce. Una commedia scritta e diretta con grande intelligenza, con schiettezza e tantissima ironia, che non si prende troppo sul serio e che riesce a non prendere troppo sul serio neanche l'argomento di cui tratta, spessissimo avvolto da tutta una serie di ridicoli tabù.
Se volete ridere, in qualche momento davvero di gusto, sulla debolezza umana e su tutte le ridicole convenzioni su cui poggia la nostra società non vi resta che recarvi in sala a Natale, quando il film arriverà nei cinema italiani in punta di piedi distribuito da Mikado. Gustarsi un simpaticissimo Bart Simpson in versione musulmana prendere parte ad un bar-mitvah non ha prezzo, se non quello del biglietto.

Movieplayer.it

4.0/5