Recensione La donna della mia vita (2010)

Un'ora e mezza di cinema italiano ne La donna della mia vita, che mescola sapientemente l'esperienza e la freschezza di attori di due diverse generazioni sotto la guida di un regista misurato come Luca Lucini che con discrezione fa un passo indietro e si mette alla finestra, a completa disposizione di un copione di stampo teatrale.

Al cuor (di mamma) non si comanda

Chi di noi non si è fatto mai condizionare, anche involontariamente o indirettamente, dalla mamma nel prendere delle decisioni? Nelle questioni di cuore poi, vuoi o non vuoi lo zampino materno c'è sempre, nel bene e nel male. Anche Alba ci prova da sempre ma non è mai riuscita a rimanere fuori dalla vita dei suoi due figli, specialmente quella amorosa. La sua è una famiglia moderna solo a parole, allargata, benestante e, perchè negarlo, anche di bell'aspetto. I suoi due figli maschi Leonardo e Giorgio sono belli come il sole, due onesti professionisti, ma praticamente sono l'uno l'opposto dell'altro, come il giorno e la notte. Avuti da due uomini diversi a dieci anni di distanza, i due ragazzi sono il frutto di due grandi amori, uno turbolento e passionale, l'altro tenero e rassicurante che ancora dura, sebbene oppresso da una fisiologica routine. Il fratello minore, il fragile e dolce cocco di mamma Leo, lavora in città per l'azienda di cioccolatini di famiglia e cerca a stento di riprendersi da una grande delusione d'amore che l'ha portato ad un passo dal suicidio. Giorgio invece è un latin lover incallito che neanche dopo il matrimonio si è 'placato'. Vive a Roma dove esercita la professione di ginecologo, primario di una clinica della fertilità, è uno che "riesce a mettere incinte tutte tranne sua moglie", come lei stessa ama definirlo con cinismo nei momenti più malinconici. Quando nella vita di Leonardo arriva il ciclone Sara, una ragazza bellissima che come lui sta cercando di buttarsi alle spalle la storia con un uomo che l'ha fatta tanto soffrire, tutti gli equilibri costruiti negli anni da mamma Alba si sbricioleranno miseramente. Il 'bastardo' di cui Sara parla in continuazione è infatti proprio Giorgio, l'uomo che per mesi si è diviso tra Roma e Milano mentendole persino sull'esistenza di un fantomatico figlio piccolo che in realtà non è mai nato. Segreti inconfessabili, gelosie, tradimenti e passioni irrenfrenabili alla fine faranno scoppiare una vera e propria crisi, e toccherà come sempre a mamma Alba riportare la quiete nel suo matrimonio e nelle vite dei suoi due figli. Il tutto non senza qualche 'piccola' bugia e qualche giochetto di prestigio dei suoi...


Un'ora e mezza di cinema italiano ne La donna della mia vita, che mescola sapientemente l'esperienza e la freschezza di attori di due diverse generazioni sotto la guida di un regista misurato come Luca Lucini che con discrezione fa un passo indietro e si mette alla finestra, a completa disposizione di un copione di stampo teatrale scritto da Giulia Calenda e Teresa Ciabatti a partire da un soggetto ideato da Cristina Comencini. Apprezzabile il ritmo narrativo ed il tempo comico dettato dalla scrittura, buona anche la costruzione della coralità tra i tanti personaggi di una commedia che parla principalmente al femminile nonostante i protagonisti principali siano due uomini. Un film piacevolissimo che finge, per esigenze commerciali, di ruotare attorno alla storia di due fratelli Argentero-Gassman alle prese con i patimenti d'amore ma che non riesce a tenere a freno i due personaggi meglio delineati e più efficaci, quello di Alba e di suo marito Sandro, interpretati da due attori straordinari come Stefania Sandrelli e Giorgio Colangeli, capaci di regalare allo spettatore i momenti più intensi e coinvolgenti del film, quelli più divertenti e quelli più introspettivi. La figura centrale è quella di Alba, la tipica mamma chioccia italiana che fa e disfa a suo piacimento la vita sua e di tutti i suoi familiari per il famoso 'bene di tutti', interpretata da un'attrice di grande carisma e personalità, che non far mancare al suo personaggio un pizzico di dolcezza e di ipocrisia, è sicuramente l'invenzione più accattivante del film. Alle sue amorevoli mani Lucini ha affidato con lungimiranza il suo teatrino fatto di tante marionette colorate disposte sul palcoscenico con una grande attenzione per i dettagli, dalle scenografie che ricostruiscono alla perfezione i salotti della Milano bene ai costumi, passando per una fotografia moderna ed elegante.

Il film si apre e si chiude da dove era partito, dalla prospettiva che vede nonna Alba con una voce dolce e suadente affacciata teneramente sulla culla del nipotino appena nato che tenta di spiegare ed in un certo senso giustificare (al piccolo ma diabolicamente anche a tutti gli spettatori in sala) i mezzi usati per raggiungere i suoi obiettivi.
Continua dunque con La donna della mia vita il percorso sul registro della commedia degli equivoci iniziato da Lucini con Amore, Bugie e Calcetto e portato avanti con Oggi sposi. Il risultato è una commedia d'intrattenimento che con la bravura di un cast eccellente si addentra nella famiglia moderna che compone oggi il tessuto sociale del nostro paese svelandone con una certa classe i retroscena sentimentali, gli scheletri nell'armadio e le ipocrisie.
Ennesima prova che il cinema italiano non è in crisi di idee, forse deve solo imparare ad osare un po' di più e a scrollarsi di dosso luoghi comuni come anche autori ed attori di dubbio talento.

Movieplayer.it

3.0/5