Guido Chiesa al Festival di Roma con Io sono con te

Presentato in concorso al Festival del Film di Roma il nuovo film di Guido Chiesa, l'ennesimo di questa quinta edizione sulla genitorialità, il primo a raccontare l'infanzia di Gesù a partire dal suo concepimento per un viaggio a ritroso verso le radici del Cristianesimo.

Maria e Gesù come non li avete mai visti. Si intitola Io sono con te ed è uno dei film italiani più attesi di questa quinta edizione del Festival del Film di Roma vista la delicatezza dell'argomento trattato. Il nuovo film di Guido Chiesa, già a Roma nel 2007 con il documentario Le pere di Adamo, racconta senza troppi 'misteri' il concepimento nel ventre di Maria di Nazareth, la gravidanza, la nascita e la prima infanzia di Gesù, un bambino speciale la cui storia viene narrata alla stregua di tante altre. Regista e sceneggiatore che per anni ha lavorato negli Usa come assistente alla regia di Michael Cimino e Jim Jarmush nonchè come corrispondente di vari quotidiani e di Radio Rai, Chiesa racconta non solo la nascita del bambino che cambierà la storia dell'uomo ma anche il contesto storico e culturale della Galilea di duemila anni fa. Scritto dallo stesso regista insieme a Nicoletta Micheli (autrice del soggetto e moglie di Chiesa) e a Filippo Kalomenidis, Io sono con te è girato interamente nelle campagne tunisine e prodotto dalla Magda Film insieme alla Colorado Film e Rai Cinema. In occasione della presentazione ufficiale al Festival di Roma abbiamo incontrato il regista, gli sceneggiatori e il foltissimo cast del film tra cui la bellissima bambina che interpreta Maria, Nadia Khlifi, l'attrice che presta il volto a Maria da adulta, Rabeb Srairi, e i due attori che vestono i panni di Giuseppe e di Mardocheo, Mustapha Benstiti e Ahmed Hafiene. I presenti ci hanno parlato della lavorazione del film a pochi giorni dalla sua distribuzione nelle sale, che avverrà grazie a Bolero Film a partire dal 19 novembre. Presenti in sala anche i rappresentanti di Rai Cinema, Silvia Innocenzi e Giovanni Saulini di Magda Film, Maurizio Totti per Colorado Film.

Dal suo film si evince che secondo lei se Gesù è stato quel che è stato per l'umanità è anche perchè ha avuto una madre come Maria che gli ha trasmesso amore, sicurezza e fiducia incondizionata. Ci ha voluto dire che se qualunque donna riuscisse ad allevare il proprio figlio come fece Maria allora il mondo ne gioverebbe perchè saremmo tutti più buoni?
Guido Chiesa: Per un discorso di questo tipo ci vorrebbero ore di dibattito mi limiterò a dire che il nostro incondizionato ringraziamento va a Maeve Corbo, una madre come tante altre che ci parlò di Maria in modo incredibile come nessuno aveva mai fatto prima. Io e mia moglie (la sceneggiatrice , ndr) eravamo non credenti ma le cose che abbiamo sentito dalla sua voce erano a dir poco sorprendenti perchè in un colpo solo toglieva dalla figura di Maria quel velo di donna sottomessa in un angolo. Abbiamo deciso di raccontare in questo film come la grazia di cui è piena Maria possa essere misurabile in termini terreni con una grande bontà, una innata grazie, con naturalezza e spontaneità, seguendo il corso naturale delle cose.
Nicoletta Micheli: Nella domanda a mi avviso è già inclusa una risposta, anche se non sono mai così meccaniche queste cose, anche il contesto interagisce fortemente con i nostri personaggi, ed è sempre determinante nel destino di una persona, come ogni madre è decisiva per la riuscita e la crescita di un essere umano, nel caso di Gesù c'è la dimostrazione di questa tesi. Nel film noi affrontiamo anche diverse tappe nella crescita del Gesù bambino e nella sua formazione, all'inizio Maria ha su di lui un'influenza fisiologica poi la sua educazione va ad influire sul suo carattere e sul suo modo di vedere il mondo e il prossimo. Lei è sempre e comunque dalla sua parte, lo difende e lo lascia andare per la sua strada.

La vostra raffigurazione di Maria è una sorta di protofemminista che si ribella alla dominazione maschile e alla costituzione patriarcale della famiglia, ma anche una donna che produce nel figlio tutto quello che poi è stato. Ella non fa più parte di quel piano di salvezza per cui Dio l'ha chiamata in causa secondo voi. Per questo avete scelto di non accennare minimamente alla presenza del trascendente?
Guido Chiesa: Una delle ragioni per cui abbiamo evitato di usare l'iconografia della tradizione apocrifa perchè avremmo dovuto rappresentare Gesù bambino come una sorta di mago, ma si sa che i cristiani non dovrebbero credere nella magia. A nostro avviso i misteri possono riferirsi anche alla carne, per questo mostriamo in quel modo il momento del concepimento, lasciando alla fantasia dello spettatore quello che è realmente accaduto. Quel che ci interessava maggiormente raccontare erano le radici di questa storia in cui c'è una madre che trasmette al proprio figlio una rara forma di libertà e di indipendenza. A tal proposito mi piace sottolineare come nel finale del film si veda Maria che, divenuta ormai anziana, dice a tutti: "io sono cresciuta nell'amore, a cominciare dal latte materno", quindi si evince che anche lei ha avuto alle spalle una madre di un certo tipo. Il mio film vuole andare a disincrostare tutte le nostre idee su questi elementi, il concepimento, la gestazione e la nascita, spogliandoli di tutte le sedimentazioni culturali figlie della modernità e dei dogmi pagani.

Che tipo di pubblico pensa possa avere un film del genere? Da parte vostra non c'è stata alcuna volontà di renderlo appetibile al grande pubblico visto che è addirittura parlato in arabo e greco antico...
Guido Chiesa: Racconto semplicemente quello che i Re Magi dissero di aver visto: una madre e un bambino speciali, il cui amore era unico. Francamente non so che pubblico possa avere, capire questo è un compito che spetta ai produttori.
Giovanni Salulini: Quattro anni fa ho incontrato Guido e Nicoletta e mi hanno parlato del film quando la sceneggiatura era solo una paginetta, la cosa che ci ha incuriosito di più in quel momento era la novità di raccontare Gesù come nessun altro aveva fatto prima e cioè attraverso la madre. Poi il percorso produttivo è iniziato, abbiamo trovato i fondi necessari grazie a Rai Cinema e a Colorado Film e lo abbiamo girato. Ci siamo resi conto subito che sarebbe stato un film difficile ma volevo precisare che in sala arriverà in versione doppiata mentre qui l'avete visto in versione originale. La scelta dell'arabo e del greco antico è stata oggetto di grande dibattito in corso di lavorazione perchè il nostro primario intento era quello di mantenere la genuinità della recitazione degli attori autoctoni e visto che abbiamo girato in Tunisia alla fine possiamo dire che la scelta della lingua è stata dettata dal percorso creativo. Io sono con te è un film realizzato con grande rispetto per qualsiasi forma di pensiero e di culto, in questi giorni mi accorgo che molte donne sono attratte dall'argomento, l'attenzione preponderante verso il film viene quasi esclusivamente dal pubblico femminile.
Maurizio Totti: Se il mercato fosse sano il film raggiungerebbe un pubblico eterogeneo senza preclusioni, ma non lo è. In questo film si mescolano un superclassico come la storia di Gesù ed un argomento assai originale, come il significato di essere genitori, di rispettare i figli e le loro personalità. Abbiamo fatto molti sacrifici per girarlo e ovviamente non è ad alto budget néun film che si presta ad essere pubblicizzato in maniera invasiva ma a nostro avviso merita di avere la sua occasione. Se non andrà bene almeno potremo dire di esserne tutti stati migliorati come esseri umani.

La disobbedienza vista come filo conduttore del cinema di Guido Chiesa ed anche come scintilla che da origine a tutte le religioni rivelate. Gesù era fondamentalmente un disobbediente e nel vostro film questo aspetto è visto come un valore enorme, specialmente perchè è insito in una donna che a sua volta ha imparato a disobbedire attraverso un'altra donna. Quanto è importante infrangere le regole per diventare grandi e cercare di cambiarle?
Guido Chiesa: E' un modo affascinante di vedere le cose, anche io lo considero un disobbedire in senso positivo quello del film, mi è sempre interessata la libertà dell'individuo, penso che il nostro sentirci liberi derivi da qualcosa di antico. Si cominciò allora a cambiare il mondo, tutto cominciò da un bambino e da una mamma, stando attenti che il papà non venga a rovinare tutto (ride). Detto questo vi inviterei a non fare di tutta l'erba un fascio, una religione si distingue da un'altra da ciò che invita i suoi fedeli ad obbedire. Qualcuno ci invita ad amarci reciprocamente come egli ci ha amato, altre religioni predicano altro.

Riguardo la circoncisione e l'ebraismo, il fatto che Maria non lo faccia circoncidere significa che il Gesù che ci presentate voi non è ebreo?
Guido Chiesa: Mi ha molto colpito quello che mi disse un sacerdote dopo aver letto la sceneggiatura, disse "non mi aspettavo che da questa storia se ne potesse cavare ancora qualcosa di nuovo". Credo si riferisse proprio a questo, preferisco vedere Gesù non come l'ultimo degli ebrei ma come il primo dei cristiani. Esistono negli Stati Uniti ma anche in tutto il mondo delle associazioni che si battono per far eliminare questa pratica violenta dalle dottrine dell'ebraismo. Donne e medici che ripudiano questa pratica pur volendo rimanere ebrei perchè questo non è stato riconosciuto come un elemento imprescindibile dell'appartenenza di un uomo alla religione ebrea. Come vuole la dottrina classica Gesù è l'essere umano perfetto, come sarebbe stato possibile fargli subire un trauma di quel tipo che avrebbe modificato inevitabilmente il suo aspetto neurologico? A mio avviso non avrebbe mai potuto dire e fare quel che poi ha detto e fatto se avesse subito questa mutilazione.

Come avete scelto la location in Tunisia di Matmata e El Kef?
Guido Chiesa: La nostra unica necessità era di cercare un'ambiente antropologico il più vicino possibile alla Palestina di duemila anni fa, la società israeliana è evoluta oggi e non offre di questi paesaggi, quindi ci siamo recati in Tunisia, paese in cui il rapporto con la vita, la morte e la natura è rimasto quasi intatto come tanti secoli fa. La bellezza dei luoghi ci ha stupito molto e ci ha subito convinto ma a farci capire che eravamo nel posto giusto è stato l'incontro con la piccola Nadia. Non abbiamo dovuto insegnarle quasi nulla, è figlia di un pastore, sapeva già mungere il latte, ha cinque fratelli ed ha aiutato la mamma a crescerli, conosceva alla perfezinoe le cose di cui parla il film. E' stata lei a rendercelo possibile solo che parla una sola lingua che è il suo dialetto, quindi ci siamo detti che non avrebbe avuto alcun senso snaturare la sua recitazione spontanea facendola parlare in inglese o in un'altra lingua. Ci rendiamo conto che l'arabo è la lingua del corano ma gli attori e le comparse del luogo non hanno mostrato particolari difficoltà e così abbiamo scelto l'arabo con alcune parti di greco antico. Solo dopo abbiamo appreso che l'arabo e l'aramaico vengono dallo stesso ceppo linguistico e sono simili. L'aramaico lo parlano in tutto cinquemila persone al mondo in Siria, abbiamo preferito di trovare le similitiduni tra le religioni non di sottolineare le differenze.