Recensione Figli delle stelle (2010)

Con uno sguardo poetico e teneramente comico Figli delle Stelle alterna momenti di puro divertimento ad altri di introspezione, regalando allo spettatore una frizzante storia delicatamente vintage imperniata su un gruppo di soliti ignoti che si ribellano all'assuefazione e all'impotenza disobbediendo al sistema, compiendo un gesto avventato e simbolico in nome della giustizia.

C'è chi dice no

C'è qualcosa che non va in questo 'cielo', diceva Vasco, e chi meglio dei Figli delle Stelle può saperlo. Parliamo di quella generazione di 'quasi quarantenni' che con sguardo disilluso e una grande frustrazione nel cuore guardano con sfiducia al futuro e alla situazione precaria in cui versa il paese, uomini e donne che non hanno più punti di riferimento e che si sentono sconfitti dalla totale incoscienza di una classe politica lontana anni luce dalla loro quotidianità e dai problemi dei lavoratori. Giovani, ma non troppo, rimasti 'imprigionati' nella malinconica ragnatela fatta di musica, cultura e ideali di democrazia e libertà appartenenti alla magica epoca a cavallo tra gli anni '70 e gli '80, vogliosi di gridare il proprio 'no' allo sfacelo perchè non ci sta e non ci vuole stare, persone diverse tra loro per classe sociale e idee politiche ma accomunate da una precisa vocazione alla sconfitta e costrette a reagire d'impulso a quello che accade loro intorno. E' quello che vive sulla propria pelle un precario cronico, che anzichè fare il professore di ginnastica sbarca il lunario facendo il cameriere, a un giovane portuale di Marghera disilluso e addolorato per la morte del suo migliore amico, a un rivoluzionario radical chic che si guadagna da vivere facendo il ricercatore universitario di sociologia, un'aspirante giornalista tv tutt'altro che entusiasta di quel che vede intorno a sé e ad un uomo appena uscito di galera. Delusi dai grami traguardi raggiunti nella vita ed in preda ad un raptus sovversivo decidono di 'agire' sequestrando un importante politico per ottenere un riscatto e risarcire in questo modo la vedova di un operaio morto in un incidente sul lavoro.


Non sono delinquenti, solo una 'banda di onesti' in crisi esistenziale e profondamente insoddisfatti che dimostrerà la sua totale inconcludenza sin dalle prime battute, visto che nella concitazione del momento finirà per rapire l'uomo sbagliato, un sottosegretario alla (mala)sanità che risulterà essere uno dei pochi politici mossi da una reale vocazione al sociale. Braccato dalla polizia e totalmente incapace di gestire la situazione, il bizzarro gruppetto si nasconderà in Val d'Aosta, in un appartamentino di alta montagna un po' fuori dalla realtà, in attesa di risolvere definitivamente l'assurda impresa in cui si è cacciato. Consapevoli di essersi avventurati in una corsa senza senso in un vicolo cieco tutti loro proveranno ad uscirne senza rimetterci capra e cavoli...

O sei figlio di papà o sei un figlio delle stelle, nell'Italia di oggi. Di sicuro c'è che questa divertente commedia, diretta e co-sceneggiata da Lucio Pellegrini ed interpretata da un gruppo ottimamente assortito di bravi attori 'pescati' tra i migliori del nostro cinema, è uno dei rari esempi di come si possa sdrammatizzare ed allo stesso tempo analizzare cinicamente, attraverso il cinema, uno dei momenti più difficili e tristi della storia dell'Italia contemporanea. Al centro di questo Figli delle Stelle la convivenza/connivenza ai limiti del surreale tra un gruppo di improvvisati rapitori e la loro vittima, un malcapitato politico che si ritrova ad un certo punto quasi a simpatizzare e parteggiare per i suoi pseudo aguzzini. Con uno sguardo poetico e teneramente comico Figli delle Stelle alterna momenti di puro divertimento ad altri di introspezione, regalando allo spettatore una frizzante storia delicatamente vintage imperniata su un gruppo di 'soliti ignoti' che si ribellano all'assuefazione e all'impotenza disobbediendo al sistema, compiendo un gesto avventato e simbolico in nome della giustizia sociale. Un'opera intrisa di nostalgia nei confronti di un cinema che non c'è più, di un'epoca che non c'è più, di un sentimento di ribellione che va pian piano a scomparire.
I protagonisti di questa delirante storia contemporanea sono coraggiosi al limite del delirio mentale, ingegnosi al limite della follia, dotati di un grande spirito di improvvisazione. A nessuno con un po' di sale in zucca verrebbe infatti in mente di usare un telefono a gettoni per chiedere il riscatto o di scippare il bottino alla moglie della vittima con un vespino nel centro di Roma. A loro sì, e come per magia ne scaturisce un film che mescola perfettamente un pizzico di insana follia con l'amara leggerezza della migliore commedia all'italiana e il moderno umorismo surreale e tagliente dei fratelli Coen.

Alla partenza loffia e poco convincente dei primi venti minuti, Figli delle Stelle contrappone un crescendo delirante e surreale che conduce lo spettatore verso una seconda parte a dir poco scoppiettante, costruita su una strepitosa caratterizzazione dei personaggi e sulle performance degli attori, su tutti Pierfrancesco Favino e Giuseppe Battiston, appassionati come raramente li abbiamo visti in passato e capaci di regalare momenti commoventi ma anche delle chicche davvero spassose, realistiche e 'di pancia' nonostante i contorni drammaturgici siano volutamente e a volte marcatamente romanzati.
Ci sarà tanta gente che comunque si accontenterà, ma per fortuna c'è ancora chi si rende conto di quel che accade e dice no: all'indifferenza, al conformismo, alla banalità, ad un cinema fatto di attori improvvisati e di storie inutili.

Movieplayer.it

3.0/5