Recensione The Town (2010)

Niente di nuovo sotto il sole, dunque, ma tanta intelligente rielaborazione di un patrimonio cinematografico di genere unito a una manciata di grandi interpretazioni, a un'ottima capacità di gestione della suspence e a una rappresentazione della violenza aspra, cruda, più vera del vero, il tutto assemblato grazie a una regia sicura e coinvolgente.

Highway to Hell

Dopo il disperato Gone Baby Gone, Ben Affleck torna a confrontarsi col mondo della letteratura per la sua seconda regia, l'ottimo The Town, adattamento de Il principe dei ladri di Chuck Hogan. Tante le analogie tra le due pellicole. In entrambi i casi alle spalle del progetto cinematografico troviamo un romanzo noir ambientato nella Boston che Affleck ben conosce essendo cresciuto nel Massachusetts, a pochi chilometri dai sobborghi criminali in cui si muovono i personaggi; in entrambi i casi l'universo in questione è popolato di antieroi dal passato pieno di ombre e fare la cosa giusta, in un mondo come questo, è un lusso che difficilmente ci si può permettere. Chiariamo, però, subito un punto: Chuck Hogan non è Dennis Lehane, il suo romanzo non brilla né per ricchezza emotiva né per spessore, ma è un onesto prodotto di genere volto al puro intrattenimento. La sorprendente maturazione del Ben Affleck regista sta nell'aver saputo adattare il libro con notevole intelligenza, valorizzandone i punti di forza e limando le sbavature.

The Town si presenta come un noir classico, un heist movie che attinge a piene mani all'estetica hard boiled modernizzandola e premendo l'acceleratore sulle scene action, sugli inseguimenti (i più realistici e ben girati visti negli ultimi tempi al cinema), sulla messa in scena mozzafiato delle rapine, e sulla violenza che governa il quartiere di Charlestown. Affleck appare più consapevole sia dei propri mezzi espressivi che dei propri limiti. Come prevedibile si riserva il ruolo di protagonista, un bad boy in cerca di redenzione, compensando quella fissità emotiva che lo contraddistingue con la fisicità richiesta dal personaggio, ex giocatore di hockey. In più ha l'accortezza di circondarsi di uno straordinario cast di comprimari, alcuni dei quali - si vocifera - già in odor di nomination. Rebecca Hall si scrolla di dosso l'immagine di ragazza della porta accanto sfoderando una performance misurata, ma solida nel delicato ruolo della direttrice di banca rapinata e poi corteggiata dal protagonista. Il compassato Jon Hamm interpreta con sicurezza il detective dell'FBI sulle tracce dei criminali restituendo con rapidi tocchi la solitudine e l'isolamento di un ufficiale dedito unicamente al lavoro e calato in un contesto a lui estraneo. Straordinaria la performance di Jeremy Renner, chiamato a interpretare lo psicotico Jem, delinquente borderline con pulsioni sadiche, né è da meno Blake Lively nei panni della sorella Krista, sgangherata madre single tossica che se ne va in giro traballando coi capelli unti e il trucco sfatto.

Protagonista tra i protagonisti Charlestown, il quartiere operaio di Boston vera anima della storia. Come ogni thriller urbano che si rispetti, The Town stabilisce le sue regole esplicitando immediatamente la natura claustrofobica e ricattatoria del luogo in cui si svolge il film. Chiunque sia nato e cresciuto nel quartiere non può sfuggire alle sue leggi, personificate nel viscido fioraio Fergie (uno straordinario Pete Postlethwaite), burattinaio che muove i fili della malavita locale e non solo tessendo una rete capace di respingere i corpi estranei - l'agente dell'FBI piombato lì per le indagini - e catturare i locali. Ben Affleck sceglie di sfruttare la suggestione offerta dalle location contrapponendo all'oppressione che domina l'animo dei personaggi un'overdose di spazi aperti, corse a perdifiato attraverso il dedalo stradale e panoramiche aeree su Boston che raggiungono il culmine nella messa in scena del colpo al Fenway Park, stadio simbolo della città. Niente di nuovo sotto il sole, dunque, ma tanta intelligente rielaborazione di un patrimonio cinematografico di genere unito a una manciata di grandi interpretazioni, a un'ottima capacità di gestione della suspence e a una rappresentazione della violenza aspra, cruda, più vera del vero, il tutto assemblato grazie a una regia sicura e coinvolgente. Ben Affleck non inventa niente di nuovo, ma ci offre un vivido noir contemporaneo di qualità. Il cinema ringrazia.

Movieplayer.it

4.0/5