Undercovers: Abrams colpisce ancora?

Nuova serie per J.J. Abrams, mix di azione e commedia che racconta di due ex spie, interpretate da Boris Kodjoe e Gugu Mbatha-Raw, che tornano ad essere operative dopo cinque anni di inattività.

Gli ultimi anni della NBC non sono stati travolgenti ed il network è alla ricerca di un successo che possa reggere il confronto con le serie di punta della concorrenza, ma anche rinverdire i fasti del passato, di show che hanno fatto la storia del Pavone e che hanno raggiunto il loro capolinea nelle passate stagioni, l'ultima delle quali è stata E.R. - Medici in prima linea, terminata ad aprile del 2009. Se The Event fa parlare di sè, ma rappresenta un rischio, a chi affidarsi per un successo sicuro se non ad una personalità come J.J. Abrams, che difficilmente manca il bersaglio? Il papà di Lost, insieme al co-creatore Josh Reims, mette così in piedi Undercovers, un misto di commedia ed azione che non va a caccia dell'originalità a tutti i costi, ma si affida all'equilibrio tra le sue diverse anime per intrattenere il pubblico.
Ne sono protagonisti Boris Kodjoe e Gugu Mbatha-Raw, due nomi difficili da pronunciare e ricordare, che forse dicono poco al grande pubblico (lui è proprio in questo periodo in sala con Resident Evil: Afterlife; lei è nota in ambiente televisivo anglosassone per essere stata Trish Jones, sorella della Martha Jones di Doctor Who), ma che già dalle prime sequenze insieme riescono a dimostrare sia di avere il carisma necessario per reggere i ruoli principali del nuovo show, sia di funzionare come coppia: l'alchimia tra i due è evidente, fatta di ironica complicità, ammiccamenti e la giusta dose di tensione sessuale.

I due ricoprono i ruoli di Steven e Samantha Bloom, coppia di ex spie che torna in servizio dopo cinque anni di inattività dopo essersi ritirati per dedicarsi al loro matrimonio e, soprattutto, una vita normale. Entrambi sanno del passato dell'altro, ma nessuno dei due ne conosce i dettagli.

E' proprio questo aspetto a rendere interessante il rapporto tra i due, di colpo ravvivato dalla curiosità per le esperienze passate del partner, dalle imprese di Steven rievocate con ammirazione del loro aiutante sul campo Hoyt al rapporto di Samantha con i suoi ex colleghi, che viene fuori dai dialoghi brillanti tra i due. Ulteriore spunto sul piano dell'ironia è proprio la figura di Bill Hoyt (Ben Schwartz), supporto dei due sul campo, che rappresenta l'anima più leggera dello show con la sua smisurata ammirazione per il passato di Steven Bloom come agente.
A richiamare i due in servizio è Carlton Shaw (Gerald McRaney, il Rick Simon di Simon & Simon, visto di recente in Deadwood e Jericho), ma solo dopo un iniziale rifiuto, ed ognuno in modo autonomo ed all'insaputa del partner, i Bloom decidono di accettare il reintegro tra gli operativi della CIA, per affrontare di episodio in episodio gli incarichi che verranno loro assegnati.

La struttura di Undercovers, infatti, sarà basata su episodi per lo più slegati tra loro, allontanandosi quindi dalla forte continuità di Alias o Lost, avvicinandosi a quella che è stata la prima impostazione (e forse limite iniziale) di Fringe. Il primo caso, quello di un primo episodio scritto e diretto da Abrams, di nuovo alla regia di un pilot dopo quello di Lost (aveva partecipato solo alla stesura della sceneggiatura di quello di Fringe due anni fa), e la sua mano è evidente nel ritmo, non solo nella componente d'azione, ma anche e soprattutto in quella leggera da commedia, nei dialoghi brillanti, nella capacità di miscelare i vari ingredienti della serie, nella cura nella confezione del prodotto e nei dettagli.

Il prologo è tutto azione e ci mostra Leo Nash (Carter MacIntyre), l'agente in difficoltà al centro del primo incarico che i Bloom devono affrontare, in fuga da un gruppo di inseguitori mascherati sullo sfondo di una Parigi rivelata dalla presenza della Torre Eiffel nel background. Nash fa giusto in tempo a nascondere qualcosa su un tetto prima di essere circondato dai suoi avversari e subito la scena ci porta nella piena attività della cucina dell'azienda dei Bloom, dove fervono i preparativi per un nuovo lavoro e dove i due sono raggiunti da Shaw e dalla sua proposta. Lo stacco è netto, ma la continuità narrativa è buona ed il tutto scorre senza intoppi per tutto il percorso dei Bloom alla ricerca del collega scomparso, da Madrid a Parigi e Mosca, e ogni tappa è, come in Alias, introdotta dal nome della destinazione, qui raffigurato da una cartolina dai toni seppia che prende vita e ci porta sul luogo dell'azione.

Il primo episodio ha forse ottenuto meno riscontri di quanto sperato, totalizzando 8,57 milioni di spettatori e arrivando terzo nel suo timeslot. Ma se Undercovers potrà essere un nuovo successo di J.J. Abrams ce lo potrà dire solo il tempo e dipenderà molto da quanto lo staff creativo dello show, gli sceneggiatori e registi al servizio della serie, sapranno mantenere il ritmo dettato dal creator per i prossimi incarichi dei Bloom.