Recensione Mordimi (2010)

Con 'Mordimi' il duetto Friedberg-Seltzer ridicolizza il fenomeno di massa più famoso degli ultimi anni, ma a finire macinato nel suo calderone c'è anche tutta una serie di riferimenti che i giovani coglieranno e apprezzeranno. Migliorata la continuità narrativa, con una storia adolescenziale che congiunge i vari sketch con un'abilità maggiore ai precedenti 'Epic Movie' e 'Hot Movie'.

Per favore, mordimi sul collo!

"Negli anni '80 andava la coca, nei '90 la musica grunge, adesso i vampiri sono supertrendy!". E' chiara la battuta di Mordimi, quarto appuntamento cinematografico con gli sceneggiatori, registi e produttori Jason Friedberg e Aaron Seltzer, duetto di furbastri che il grande pubblico riconosce come mente e braccio degli irriverenti film-parodia. Ne è passato di tempo da quando Mel Brooks fece il verso al cinema con lo spassoso e indimenticabile Frankenstein Junior, ma gli spettatori nell'epoca del web 2.0 mirano ad altro. E li soddisfa in pieno Mordimi, che non ha come punto di riferimento un cinema colto e raffinato, ma si diverte a prendere in giro i "cult" adolescenziali, i popcorn movies che sbancano al botteghino e diventano blockbuster generazionali. Per farlo non ha bisogno di una critica intelligente né di un soggetto corposo: la parodia punta sulle debolezze e sugli aspetti visivi di maggiore impatto della saga di Twilight, e non solo, con toni scanzonati e senza tanta, pericolosa, ambizione.

A fare da collante a una buona dose di idee, di trovate e di gag esilaranti una storia surreale in linea con il genere e con poche pretese, eccetto un intrattenimento godereccio, che però sa formare delle valide giunzioni narrative tra uno sketch e l'altro attribuendo all'opera una continuità che nelle opere precedenti era debole. Al centro di Mordimi troviamo le disavventure di Becca Crane, adolescente che si trasferisce nella misteriosa cittadina di Sporks per andare a vivere con un padre poliziotto che la crede ancora una bambina. "Musona e insicura" Becca ritrova nella città d'origine il superbizzarro Jacob, amico d'infanzia al quale pare sia spuntata una vistosa e lunga coda. Il suo cuore viene però conquistato da Edward Sullen, teenager col look "da emo elegante" che ha "tanti capelli e l'aria da becchino". Divisa fra i due extra-ordinari giovani, la ragazza dovrà decidere se lasciarsi mordere sul collo dall'emblematico vampiro o cadere tra le braccia pelose del dolce licantropo. Nell'indecisione è alle prese con le ansie del padre, una sete feroce e sanguinaria della famiglia Sullen, la pericolosa band dei vampiri violenti scambiati per i The Black Eyed Peas e la smania aggressiva delle fan dei succhiasangue.
La saga di Twilight diventa un pretesto narrativo per indirizzarsi al suo target e le microstorie interne al film non sono più esuberanti accumulazioni come nei precedenti Epic Movie e Hot Movie: Mordimi ridicolizza il fenomeno di massa più famoso degli ultimi anni, ma a finire macinato nel calderone dei suo canaglieschi sfottò c'è anche tutta una serie di riferimenti che i giovani colgono e apprezzano con piacere. Incursioni doverose nei telefilm vampireschi come Buffy - L'ammazzavampiri o nelle pellicole più recenti come Dear John e Alice in Wonderland, affondi spiritosi nei programmi televisivi come American Idol e caricature che scimmiottano celebrità che vanno da Lady Gaga alla stessa Stephenie Meyer. Siamo lontani dalle componenti dei film horror o degli epic movie su cui la premiata ditta Friedberg e Seltzer aveva già lavorato: Mordimi strizza l'occhio alla rabbia, all'azione e al romanticismo che hanno fatto il successo dei capitoli di Twilight permettendo agli adolescenti di rispecchiarsi nei personaggi e nelle storie narrate.
L'operazione riesce: i siparietti, seppure un po' lenti nell'ingranare, funzionano e gli ammiccanti rimandi musicali e gossippari strappano qualche risata: il pubblico non farà fatica a divertirsi con autoironia di fronte alle lenti a contatto colorate e agli addominali scolpiti che raffigurano con mordente demenziale un noto universo teen-pop. Curioso che le strizzatine diventino provocatorie in un finale più critico che vuole ricordarci che i film-parodia come questo non fanno che rispondere a una nuova tendenza del cinema giovane.