Niente paura, a Venezia c'è il Liga!

Balliamo sul Lido col rock di Luciano Ligabue, a Venezia per presentare il documentario ispirato alla sua musica.

Dopo essersi calato nel ruolo del giurato alla Mostra del Cinema, Luciano Ligabue torna a indossare i panni che gli sono più congeniali, quella della rockstar. Niente paura - Come eravamo, come siamo e le canzoni di Ligabue è un documentario dedicato all'artista emiliano che trae spunto dalle sue canzoni per raccontare un pezzo della nostra esistenza. Con Ligabue sono presenti al Lido il regista del film, Piergiorgio Gay, lo sceneggiatore Piergiorgio Paterlini e il velista Giovanni Soldini.

Luciano, quale è il tuo ruolo nel film?

Luciano Ligabue: Prima di tutto il mio ruolo è quello di ospite, ma con un pizzico di presunzione posso affermare di essere anche spunto. Il tentativo era quello di dare voce sentimentale alle persone che volevano dire qualcosa sul nostro Paese. Le mie canzoni fungono da comune denominatore, esprimono l'amore verso questo paese, ma anche i contrasti che lo animano. Mi fa strano leggere la definizione di interprete nella scheda del film, perché recitare è proprio l'unica cosa che non farò mai, perchè non sono capace.

Il verrà proiettato anche nelle scuole? E' stato difficile convincere i personaggi che appaiono a partecipare al progetto?
Piergiorgio Gay: La possibilità di far vedere il film nelle scuole esiste. Il progetto è nato nella mia testa tre anni fa. Volevo usare la musica per raccontare il nostro paese, così ne ho parlato con Lionello Cerri e due anni fa abbiamo contattato Luciano.

Luciano, ti rendi conto della responsabilità di essere una rockstar e quindi un modello per i giovani?
Luciano Ligabue: Si, lo capisco. I giovani cercano dei modelli e questo talvolta crea delle situazioni di pesantezza, mi si chiedono cose che non posso dare. Il rock è un po' la terra del nichilismo, ma io cerco di creare qualcosa di positivo.

Come sono state reclutate le persone che hanno partecipato al film?

Piergiorgio Gay: L'idea era di raccontare un'Italia vista dalle persone che ci piacciono, sia quelle famose che quelle meno note. Abbiamo fatto un elenco telefonico e poi abbiamo coinvolto i produttori per contattare i vari candidati. Alla fine siamo arrivati alle persone che vedete nel film. Abbiamo deciso di non avere politici contemporanei. Avevamo deciso di fare un'eccezione per Ciampi ma lui ha detto di no.

Luciano, tu hai fatto il regista e sei stato anche giurato alla Mostra. Che effetto ti fa cambiare ruolo? Che ricordo hai dell'esperienza in giuria?
Luciano Ligabue: Io ho accettato di fare il giurato perché avevo un debito con il Festival visto che Radiofreccia è stato presentato qui. Non amo molto esprimere i miei giudizi, ma ho cercato di mettercela tutta per compiere il mio dovere al meglio. Il mestiere del giurato è faticoso, ma ho avuto l'occasione di scambiare opinioni con un genio come Ang Lee e come Joe Dante che è un cinesta estremamente rigoroso nei propri giudizi.

Tornerai a fare il regista?

Luciano Ligabue: Non lo so. Me lo chiedono tutti, ma io non faccio il regista. Mi piacerebbe dirigere un altro film, ma lo farò solo se troverò una nuova storia da raccontare.

Strano come per un film che vuol esprimere concetti e idee di un certo tipo, sia stata scelta come location proprio l'Arena di Verona, visto che la città è orientata politicamente in senso opposto.
Luciano Ligabue: Mi piace poter utilizzare un lugo magico come l'Arena di Verona, dove ho avuto l'onore di suonare spesso anche con un'orchestra. La scelta è stata puramente artistica. Le mie idee politiche sono note, ma la musica va oltre queste questioni.