Recensione La passione (2010)

La passione è una dichiarazione d'amore a un mestiere, quello del cinema, che si libera dell'autocompiacimento tipico di tante pellicole metacinematografiche per dirigere lo sguardo verso le altre arti, in particolare il teatro popolare e la pittura, celebrandone potenza e bellezza.

Passioni, sacre rappresentazioni e contraddizioni

A sei anni di distanza da L'amore ritrovato, Carlo Mazzacurati torna ad abbandonare la sua Pianura Padana per fare ritorno in Toscana con una commedia ricca e complessa. Fin dall'inizio la carriera del regista veneto si è evoluta, anche se in maniera discontinua, mutando spesso temi e forme, ma La passione, come ha dichiarato lo stesso Mazzacurati, è uno dei suoi lavori più personali. Dietro la patina umoristica si nasconde una pellicola sfaccettata che alterna comicità macchiettistica ("Quando il gatto canterà tre volte, tu mi tradirai") a riflessione poetica sul senso dell'arte e sulla crisi creativa. Da Federico Fellini a Woody Allen, molti dei più grandi cineasti si sono confrontati con quello che è lo spauracchio di coloro che si dedicano a un mestiere artistico, il blocco creativo, ma La passione ha il pregio di ritagliarsi uno spazio originale e personalissimo mescolando autobiografia e finzione narrativa. Dopo Il caimano, Silvio Orlando torna a vestire i panni di un regista in crisi d'ispirazione costretto a farsi venire in mente nel più breve tempo possibile una storia da proporre all'ennesima attricetta di fiction tv (Cristiana Capotondi) vogliosa di approdare sul grande schermo per salvare la propria carriera. A complicare la situazione l'impianto idraulico della casa toscana di proprietà del regista si guasta provocando danni ingenti a un prezioso affresco del '500 sito nella chiesa sottostante. La cittadina toscana (la ficitional Fiorano) si coalizza impugnando il danno come arma per ricattare Dubois e costringerlo a dirigere la sacra rappresentazione pasquale che, come da tradizione, ogni anno viene messa in scena nel borgo toscano.

La prima parte de La passione, tutta giocata sull'incontro/scontro tra Dubois e i personaggi che popolano Fiorano, strappa qualche risata legata soprattutto alle buffe situazioni in cui il povero regista si viene a trovare e all'apparizione di Corrado Guzzanti nei panni di uno stralunato metereologo scelto per interpretare Gesù nella sacra rappresentazione. Ben presto il film abbandona la strada della battuta a effetto, approdando a un umorismo lieve e surreale, più congeniale alle corde di Orlando, che permette al complesso sottotesto di venire alla luce poco alla volta. La svolta vera e propria arriva, però, con la messa in scena della sacra rappresentazione. Qui Mazzacurati sembra voler affermare con forza che, nonostante tutto, anche nell'Italietta torbida e meschina ben simboleggiata dal microcosmo di Fiorano e dagli intrighi e ricatti perpetrati dai suoi abitanti, solo l'arte ci salverà. Ecco che, come per magia, una messa in scena di paese nata nel più rocambolesco dei modi si trasforma in una serie di quadri pittorici di stampo caravaggesco di straordinaria bellezza. Le suggestioni si fondono grazie anche alla bellissima fotografia di Luca Bigazzi e i pezzi del puzzle tornano ciascuno al proprio posto.
Inutile recriminare sulla disomogeneità delle interpretazioni. Potremmo obiettare che a un caricaturale Corrado Guzzanti si contrappone un convincente Giuseppe Battiston, ormai meritatamente considerato uno degli interpreti italiani più affidabili e di talento, oppure potremmo sottolineare come Kasia Smutniak risulti assai più convincente della Capotondi, a cui viene affidato un personaggio che fa il verso alle reginette delle fiction nostrane, ma che nella vita professionale le assomiglia molto più di quanto si vorrebbe ammettere.
La passione è una dichiarazione d'amore a un mestiere, quello del cinema, che si libera dell'autocompiacimento tipico di tante pellicole metacinematografiche per dirigere lo sguardo verso le altre arti, in particolare verso il teatro popolare e la pittura, celebrandone potenza e bellezza. Un film avulso da ogni tematica religiosa pur avendo come oggetto una sacra rappresentazione, un'opera che, nello scandagliare una crisi personale, veicola messaggi dal respiro universale. Quanti contrasti in una sola pellicola!

Movieplayer.it

3.0/5