Jason Priestley da Beverly Hills a Roma per Call me Fitz

Movieplayer.it ha incontrato in esclusiva una delle star televisive più famose degli anni '90, l'attore canadese che nei panni di Brandon in Beverly Hills 90210 è entrato nella leggenda della televisione. A Roma per presentare in anteprima la serie di cui è produttore, protagonista e regista intitolata Call me Fitz, in concorso al Roma Fiction Fest nella sezione tv-comedy.

Fa un certo effetto incontrare di persona uno degli attori più idolatrati degli anni '90, quel bravo ragazzo di nome Brandon Walsh che insieme al suo alter ego e amico Dylan (il bel Luke Perry) ha turbato i sogni e il cuore di milioni di ragazzine, sottoscritta compresa. Vent'anni di onorata carriera lo separano dagli anni d'oro di Beverly Hills, anni in cui ha potuto dimostrare tutta la sua versatilità di attore partecipando a produzioni televisive come Tru Calling, My name is Earl, Medium e persino uno degli episodi della seconda serie di Masters of Horror, quello intitolato The Screwfly Solution, diretto da Joe Dante e incentrato su un misterioso virus che spinge gli uomini ad uccidere le proprie donne.
Il quarantunenne attore originario di Vancouver ci ha parlato dei suoi ricordi legati a Beverly Hills, 90210, del suo immediato futuro dietro la macchina da presa in un progetto che coinvolge l'amico Luke Perry, di questo nuovo bizzarro personaggio distante anni luce da quello di Brandon, della sua esperienza come produttore, regista (oltre che interprete) della fiction Call me Fitz, presentata in anteprima al RFF ancora inedita persino in patria dove sarà trasmessa il 19 settembre prossimo. Nessuno l'ha vista ma i produttori dichiarano che ad ottobre inizieranno le riprese della seconda serie, l'emittente ha infatti dato carta bianca alla sceneggiatrice, show runner e ideatrice del soggetto Sheri Elwood - produttrice e sceneggiatrice di Defying Gravity - Le galassie del cuore - presente durante il nostro incontro - che ci ha parlato della genesi di questo originale e divertentissimo progetto, che racchiude una parte importante della sua vita privata, già venduto in molti paesi europei tra cui l'Italia.

In Call me Fitz Priestley è Richard Fitzpatrick, uno scapestrato venditore sboccato, d'auto donnaiolo e trasgressivo, che si ritrova a fare i conti con la propria coscienza quando per colpa sua una donna finisce in coma dopo un'incidente stradale. E' infatti nel periodo della convalescenza e delle beghe assicurative e penali in cui alcuni testimoni oculari lo incastrano che nella vita di Fitz entra Larry, la voce della sua coscienza, un uomo strano che attraverso simpatici stratagemmi lo spingerà verso un'improbabile redenzione.

Quando si è protagonisti di una serie che riscuote un successo planetario come Beverly Hills, 90210 diventa difficile ad un certo punto della carriera scrollarsi di dosso il personaggio? Un po' come Di Caprio per Titanic per intenderci. Jason Priestley: Quando si mette fine ad una serie così lunga e di successo è sempre difficile poi prendere le distanze, è questa la sfida maggiore per un attore. Quel che faccio io è cercare di trovare dei progetti che abbiano novità, per allontanarmi da un personaggio che ha concluso il suo percorso. Finora mi pare di essermela cavata abbastanza bene sotto questo punto di vista. E' sempre molto difficile, una battaglia costante da intraprendere.

Qui al RFF abbiamo avuto la possibilità di vedere solo il primo episodio in cui viene introdotta la storia e il viaggio della redenzione per Fitz ha inizio a causa di un incidente stradale in cui una donna, una cliente cui stava cercando di appioppare un'auto d'epoca, rimane gravemente ferita ed entra in coma. Tutta la serie si incentrerà quindi sui problemi legali e su un eventuale risveglio 'risolutivo' della donna? Sheri Elwood: Sì, tutta la prima stagione è incentrata interamente sulla morte potenziale di questa donna, il tema principale è ' si risveglierà? lo scagionerà dalle accuse?', poi Fitz affronterà anche una relazione sentimentale con la figlia della donna, l'avvocato che prenderà le difese della parte lesa, ma non potrà resistere al fascino maledetto e un po' trasandato dello strambo imprenditore. Pensate che Fitz si troverà persino a sposare la donna in coma, per un motivo che non vi svelo, e poi la stessa donna si sveglierà ma solo per poco tempo prima di morire definitivamente... Non mi fate dire altro. Lo show è molto serializzato e per me è stata una cosa molto importante perchè ritenevo che fosse possibile fare qualsiasi cosa, anche le più strane, purchè basate su delle emozioni vere e reali. Le cose che vengono narrate possono sembrare folli, se raccontate fuori contesto, ma vi assicuro che tutto in questa serie ha un suo senso preciso. Ci saranno un paio di personaggi nuovi nella seconda stagione che sarà incentrata invece sul rapporto tra Larry e Fitz, Larry che è un po' la coscienza di Fitz. I due diventano soci in affari e non solo. In ogni episodio c'è un confronto tra Fitz e la sua coscienza, un aspetto diverso della sua personalità che viene messo in risalto, il suo senso di colpa nei confronti della madre ad esempio, interpretata da una fantastica attrice come Joanna Cassidy (Six Feet Under, ndr). Ah, dimenticavo di dirvi che Larry nella prima stagione perderà anche un rene, che verrà rubato.

Larry sarà sempre vestito da coniglio come nella sua primissima apparizione? Jason Priestley: (ride di gusto) No, non sarà sempre vestito da coniglio, solo qualche volta (ride) anche perchè all'inizio della serie ha un senso questo costume, per via dell'incidente ovviamente. Apparirà solo in alcuni flashback.

La serie di Call me Fitz, è già stata messa in onda sulla tv canadese? Avremo il piacere di vederla anche in Europa? Ci saranno nuovi personaggi? Sheri Elwood: L'emittente ci ha dato la possibilità di preparare la seconda stagione senza che la prima sia ancora andata in onda, la premiere sarà il 19 settembre. In Europa è stato venduto a diverse emittenti, anche in l'Italia, ma non possiamo anticipare nulla.

Le dà fastidio essere ricordato principalmente come Brandon e non per gli altri lavori successivi? Jason Priestley: No, assolutamente non mi da fastidio, ma spero che dopo questa serie Call me Fitz il pubblico possa guardarmi con occhi diversi e ad identificarmi con questo personaggio, sarebbe ora...

Ad un certo punto della propria carriera arriva il momento per un attore di fare i conti con la propria coscienza professionale e con il bilancio di quel che è stato? Jason Priestley: Non ci avevo mai pensato, effettivamente, ma credo di essere per indole più proteso verso il futuro che verso il passato, non mi guardo mai troppo indietro anche se a volte farlo è necessario, anzi indispensabile: fare un po' il bilancio della propria carriera e capire dove ci si trova non solo come artista ma anche come persona.

Com'è cambiato il suo modo di lavorare sul set rispetto a quando era ragazzo? Jason Priestley: Devo dire che mi sono sempre sentito a mio agio davanti alla macchina da presa, ci sto da una vita intera, credo di avere un'ottima etica di lavoro. Quello che è cambiato nel corso della mia carriera lo devo ai corsi di recitazione in teatro che ho seguito, sono esperienze preziose che mi porto dietro da anni e sulle quali ho costruito il mio mestiere.

Signora Elwood, ci racconta un po' da dove parte questo progetto e come è stato scelto per il ruolo da protagonista nei panni di questo lascivo venditore di auto usate? Sheril Elwood: La storia è liberamente tratta da quella della mia famiglia, in particolare dalla storia di mio fratello che in gioventù era un rivenditore di auto un po' sopra le righe, un ragazzo che ha attraversato un periodo un po' folle. Un giorno ero a pranzo con mia nonna e parlavamo di lui e lei mi disse questa frase: "quel ragazzo avrebbe bisogno di prendere un aperitivo con la propria coscienza". Mi è balenata subito in mente l'idea centrale di questa sceneggiatura che in quel momento scrissi per me stessa, non con l'idea di farne una serie tv. Ho tenuto per un po' di tempo il progetto nel cassetto, essendo il mio preferito, poi mi sono dedicata ad altro in attesa di riuscire a realizzarlo come volevo io. Sono poi riuscita a trovare gli interpreti e un network che mi ha dato la più ampia libertà possibile (The Movie Network e Movie Central, ndr) di realizzare una serie che rappresenta la commistione perfetta tra diavoleria e simpatia. Mi auguro che la serie possa piacere al pubblico tanto quanto è piaciuta a noi.

Avete optato per la produzione in Canada e non negli Usa per questioni di budget o ci sono altri motivi? Sheril Elwood: Siamo entrambi canadesi, e questo ci è parso un ottimo motivo per realizzare il nostro progetto in Canada. Le produzioni sono molto più veloci rispetto a quelle americane e c'è molta più libertà creativa, per noi è stato come un po' vestire il mantello dell'anonimità, non ci facevano domande su quello che stavamo facendo, hanno voluto vedere il progetto solo alla fine.
Jason Priestley: in Canada c'è molta meno pressione quando lavori ad un progetto. In USA ti stanno addosso, ti fanno mille problemi e mille appunti sul lavoro che realizzi, ti mettono sotto pressione e non hai il tempo di riflettere su quello che stai facendo.

Cosa pensa della nuova serie 90210, parteciperà oltre che come regista anche in qualche cammeo come alcuni dei suoi colleghi? Jason Priestley: Ho visto la serie ovviamente, mi piace ma sono troppo vecchio per seguire certi prodotti: ho quarant'anni ormai ed è una serie dedicata ai teenager. Ho anche diretto diversi episodi ma non tornerò sui miei passi nei panni di Brandon, l'ho fatto per 9 anni e mi sembrano sufficienti. Trovo che sia molto diversa da quella originale.

Perchè pensa di aver detto tutto quello che c'era da dire nei panni di Brandon? Jason Priestley: Sì, quando ho chiuso la mia esperienza con Beverly Hills, 90210 avevo già detto tutto quello che c'era da dire sul mio personaggio. 250 episodi sono tanti...

Si sente un fan delle serie tv? Qual'è la sua preferita? Jason Priestley: True Blood sicuramente, è una di quelle che mi ha proprio rapito.

Beverly Hills, 90210 ha rappresentato per le teen series quello che Happy Days ha rappresentato per le serie comedy, è stata il capostipite di un filone in cui successivamente si sono inserite Dawson's Creek, The O.C. e altre. Qual era secondo voi il punto di forza della serie o l'elemento che ha spianato la strada ai successori? Jason Priestley: Essenzialmente il punto di forza era l'intrattenimento. Nelle prime due stagioni abbiamo cercato con successo di affrontare tematiche sociali importanti, mentre nelle ultime stagioni è poi divenuta una serie come tante altre.
Sheri Elwood: A mio avviso in quegli anni sia Beverly Hills che Hollywood avevano attorno una sorta di aura dorata, si mostrava nella serie per la prima volta la vita dei divi e ragazzi normali come i protagonisti per la prima volta potevano avvicinare i personaggi famosi e interagire con loro.

Prima ci ha parlato della sua esperienza davanti alla macchina da presa, ci parla un po' dei suoi progetti futuri dietro la macchina da presa? Sappiamo che sta preparando due lungometraggi, cosa ci può anticipare? Jason Priestley: Sì, vorrei realizzare insieme a Sheri, che vorrei lo scrivesse per me, un film sulla storia vera di Sam Brown, un giovane canadese appassionato di mountain bike che viene arrestato perchè coinvolto in un traffico internazionale di marijuana tra la Colombia e gli Usa. Viene catturato e accusato di aver pilotato un elicottero che trasportava circa 100 kili di marijuana, in seguito chiuso in una cella nello stato di Washington dove poi viene ritrovato impiccato. Ci sono molti sospetti riguardo questa morte avvenuta in carcere, mi sembrava una storia interessante e ne ho acquistato i diritti perchè ho voglia di raccontare la doppia vita di questo ragazzo che si divideva tra la normalità familiare e l'attività segreta di trafficante. Non appena tornerò a Vancouver da Roma inizierò la produzione di un western intitolato Goodnight for Justice che sarà interpretato da Luke Perry: non vedo l'ora di lavorare di nuovo con lui, sarà un po' un tuffo nel passato.