Recensione City Island (2009)

Se il soggetto di City Island naviga nelle acque del melodramma domestico, ricordando vagamente anche il grande Segreti e Bugie di Mike Leigh, la sostanza del film di Raymond De Felitta è un curioso ibrido tra commedia degli equivoci e cinema indipendente americano.

Segreti e bugie

Come suggerisce la voce narrante che apre il film, perfino nel Bronx pochi sanno dell'esistenza di City Island , isoletta sonnolenta fatta di pescatori autoctoni ed eccentrici visitatori (soprannominati stranamente culturisti), lontana anni luce dall'immagine classica che si ha di New York. All'interno di questo microcosmo surreale vive la famiglia Rizzo, tra incomprensioni, segreti e incapacità di comunicazione. Vince Rizzo, interpretato da un Andy Garcia decisamente in parte, è una guardia carceraria insoddisfatta, costretta a tenere segreta la sua passione per la recitazione alla moglie e alla famiglia, preferendo che lo credano un incallito giocatore di poker per giustificare le sue assenze. La moglie è una donna ancora molto affascinante ma assorbita da una vita che non la appaga, e sfoga le sue frustrazioni dimostrandosi costantemente aggressiva . Non meno problematica è la situazione dei due figli, con Vinnie, adolescente sarcastico e nichilista con l'ossessione delle donne obese e un distacco dalla realtà assoluto, e Vivian, che si guadagna da vivere facendo la spogliarellista quando i genitori la credono all'università.

Il motore dell'azione, che metterà la famiglia di fronte alle proprie contraddizioni e ipocrisie è dovuto alla scoperta di Vince di un suo figlio, nel carcere dove lavora. Tony Nardella infatti è un giovane sbandato figlio di una vecchia relazione di Vince con una donna alcolizzata e di facili costumi. Scoperta la sua esistenza, Vince la mantiene segreta a tutti, Tony incluso, eccezion fatta per una sua stravagante compagna di corso, e trova uno stratagemma per diventarne tutore carcerario del figlio affidandogli un lavoro di ristrutturazione in casa.

Se il soggetto di City Island naviga nelle acque del melodramma domestico, ricordando vagamente anche il grande Segreti e Bugie di Mike Leigh, la sostanza del film di Raymond De Felitta è un curioso ibrido tra commedia degli equivoci (il finale dinamitardo e rivelatore e l'incomprensione tra Vince e la moglie convinta di una sua relazione extraconiugale, ne sono ottimi esempi) e cinema indipendente americano, con quel suo tipico campionario umano di speranze, illusioni e disfunzionalità inevitabili che ne compongono la spina dorsale.

De Felitta si concede spesso alcune scorciatoie facili, specie nel tratteggio delle personalità dei figli - fatto di sottolineature facili e ridondanti - e non scava con acume o profondità nelle vicende, ma il suo è un film sincero e tutto sommato gentile, calibrato nel raccontare con un piglio giocoso (che stempera la solennità della parabola morale) le difficoltà di cui sono fatte i compromessi familiari e il distacco dalle proprie reali ambizioni.