Recensione Uomini senza legge (2010)

Rachid Bouchareb segue con attenzione le strade dei protagonisti concentrandosi su ognuno dei personaggi, piuttosto che sull'approfondimento del contesto storico. Una scelta che in Francia ha sollevato non poche polemiche.

La strada verso la libertà

La fine della Seconda Guerra Mondiale è un punto di svolta nell'organizzazione sociopolitica di molti stati del mondo ed anche in Algeria, da circa un secolo colonia francese, la popolazione si è mobilitata per chiedere più diritti. E' l'8 Maggio 1945 e gruppi di algerini invadono le strade di molte città del loro paese e per il governo l'unica soluzione è usare la forza per reprimerle, causando vere e proprie rivolte. E' lo scenario in cui ha il via la storia di Hors-la-loi, che segue la storia di tre fratelli dal momento in cui perdono la casa al loro ritrovarsi a Parigi dopo aver seguito strade diverse, fino alla data dell'indipendenza algerina, ottenuta nel 1962.


Messaoud, Abdelkader e Said, come reazione a quanto accaduto, fanno scelte diverse e seguono tre percorsi diversi: il primo si arruola nell'esercito francese in Indocina; il secondo diventa leader del movimento indipendentista algerino, mentre il terzo, il più giovane dei tre, si trasferisce a Parigi e cerca di far strada nel campo della boxe. Modi diversi di reagire a qualcosa di più grande di loro, di combattere le ingiustizie, scegliendo il proprio modo di ottenere la stessa cosa: la libertà. Percorsi diversi che rispecchiano emozioni diverse, segnati da motivazioni contrastanti, ricostruite affidandosi alle testimonianze di persone che hanno vissuto il periodo: se per Abdelkader, ad esempio, la ribellione è l'unica strada, Said non è interessato alla guerra e pensa di poter trovare la propria libertà attraverso la gestione di giovani pugili.

Con tre figure centrali così importanti ai fini della storia, è fondamentale che funzionino i tre interpreti e per fortuna in Uomini senza legge (Hors-la-loi) succede. Jamel Debbouze, Roschdy Zem e Sami Bouajila hanno accettato con entusiasmo le rispettive parti, dipingendo un ritratto realistico dei tre fratelli ed abili nel tratteggiare anche il complesso rapporto che li lega tra loro ad alla loro famiglia.
Alcuni dei momenti più emozionanti del film sono quelli che ci mostrano gli aspetti più drammatici dell'odissea dei tre protagonisti, la cui centralità è enfatizzata anche dall'impostazione molto classica che Rachid Bouchareb dà alla messa in scena, efficace nel non distogliere mai l'attenzione dalle interpretazioni e dall'aspetto emotivo della storia.

Il regista, di nuovo al lavoro su un film di ambientazione storica dopo Days of Glory - Indigènes, segue con attenzione le loro strade, concentrandosi su ognuno dei personaggi, piuttosto che sull'approfondimento del contesto storico, sottolineando le tragedie umane e cercando di dare un tono epico alle loro vicende: al regista non interessa realizzare un documentario storicamente attendibile, ma un film fruibile dal grande pubblico, che possa far conoscere l'argomento e fungere da stimolo per approfondirlo, ma non dettagliato nel dipingere la realtà dei fatti.
E' forse questa impostazione poco documentaristica che ha fatto storcere il naso alla destra francese, che ha accusato il regista di aver travisato gli eventi storici e minacciato manifestazioni in concomitanza della proiezione in concorso alla 63ma edizione del Festival di Cannes.

Movieplayer.it

3.0/5