Recensione Uomini di Dio (2010)

La scelta narrativa di Beuvois non gli lascia molto spazio per quanto riguarda la messa in scena, necessariamente sobria e rigorosa, e molto del film è affidato alla misurata interpretazione dei protagonisti e alla loro capacità di rendere lo spirito delle loro vite ed il coraggio della loro scelta.

La consapevolezza di una scelta

E' un episodio drammatico degli anni '90 ad essere messo in scena da Xavier Beauvois nel film francese Des hommes et des dieux (in italiano divenuto Uomini di Dio), in concorso all'edizione 2010 del Festival di Cannes: il rapimento e omicidio di sette monaci cristiani nell'ambito del conflitto tra governo e gruppi terroristi in Algeria. Si tratta di uno dei momenti più drammatici del conflitto, ma anche uno dei più discussi, di quelli che hanno suscitato più scalpore sia presso l'opinione pubblica che tra le comunità politiche e religiose; un atto di violenza di cui ancora oggi non si conoscono nè i responsabili nè i dettagli.
Il set principale del film è il monastero sulle montagne del Tibhirine in cui gli otto monaci protagonisti vivono in armonia con la popolazione mussulmana locale, un luogo che i frati decidono di non abbandonare anche quando il terrore si diffonde nella regione in seguito al massacro di un gruppo di stranieri da parte di un gruppo fondamentalista islamico, rifiutando persino la protezione offerta loro dall'esercito.


Il regista Beauvois, autore anche della sceneggiatura con la collaborazione di Etienne Comar, decide di raccontare liberamente i fatti del 1996, concentrandosi sull'atmosfera all'interno del monastero, sulle abitudini, l'attività e lo spirito che animava gli otto monaci, mostrandoci uno spaccato della loro vita, fatta di preghiera, silenzi e sessioni di canto fatte all'unisono, ma anche delle interazioni con la popolazione locale, povera e sofferente.
Così facendo, iniziando il suo racconto diverse settimane prima dell'ultimatum dei terroristi che intimava agli stranieri di abbandonare l'Algeria, il regista fornisce allo spettatore gli strumenti necessari per comprendere le motivazioni che hanno spinto i monaci a non assecondare la richiesta, la loro dedizione al messaggio di pace che hanno intenzione di trasmettere.

Des hommes ed des dieux adotta il punto di vista dei monaci, affida il ritmo della sua narrazione a quello dilatato della vita nel monastero, e ci fa respirare la consapevolezza con cui i frati hanno affrontato il loro destino, la consapevolezza di camminare su un filo sottile tra due parti in conflitto, facendoci percepire la paura che ha contraddistinto i loro ultimi giorni, mostrandoci quindi il loro lato più umano e fragile.
La scelta narrativa di Beuvois non gli lascia molto spazio per quanto riguarda la messa in scena, necessariamente sobria e rigorosa, nel rispetto del dramma che racconta, e molto del film è affidato alla misurata interpretazione dei protagonisti, dal Lambert Wilson a Michael Lonsdale, alla loro capacità di rendere lo spirito delle loro vite ed il coraggio della loro scelta.

Movieplayer.it

3.0/5