Recensione Le quattro volte (2009)

'Le quattro volte' è un racconto poetico, che mette in scena la circolarità della vita, nel senso più ampio del termine, e lo fa in un luogo che nelle sue tradizioni, nel suo essere immutabile nel tempo, riesce ad amplificare il concetto e renderlo a sua volta eterno, scolpendolo nella nostra memoria.

Il cerchio della vita

In un'epoca di grandi cambiamenti, in cui il progresso corre all'impazzata, rischiando di lasciare indietro anche quelli più propensi tra noi a stare al passo con le nuove tecnologie ed il nuovo frenetico stile di vita, ci sono angoli del nostro mondo in cui la popolazione reesta ancorata alle sue tradizioni, ad un passato ancora concreto e pulsante, sebbene sempre più dimenticato.
Le quattro volte volge lo sguardo in questa direzione, focalizzandolo su un piccolo villaggio delle colline calabresi, quindi in quello che possiamo considerare il profondo sud del nostro paese, per seguire storie piccole, in un modello di cinema che, seguendo lo stesso contrasto succitato tra tradizione e modernità, rimane ancorato ad un passato che fa da piacevole contrasto agli eccessi di una parte delle produzioni contemporanee.

Lo sguardo di Michelangelo Frammartino è attento e delicato nel seguire quattro spaccati di vita, seguendo la storia ed il viaggio di un'anima che si sposta in quattro diversi stadi della sua esistenza: un anziano pastore malato, negli ultimi giorni della sua vita, che continua immutabile mentre giorno dopo giorno porta le sue capre al pascolo, mentre si cura diluendo nell'acqua la polvere raccolta dal pavimento della chiesa locale; una piccola capretta appena nata, i suoi primi passi stentati, i suoi primi giochi insicuri, i suoi primi pascoli e la paura vissuta nel rimanere indietro e smarrirsi; un possente abete abbattuto per dar vita ad una tradizione del paese ed infine la legna ed il carbone da esso derivati.
Il film di Frammartino è senza dubbio audace nell'andare controcorrente, nello scegliere di non rendersi assimilabile a nient'altro presente sul mercato cinematografico, nell'essere nello stesso tempo filosofico ed antopologico, dimostrandosi animista nel suo approccio all'esistenza, ma senza imporre la sua visione, piuttosto lasciando allo spettatore il compito di assimilare e riflettere su quanto mostrato.

C'è un filo conduttore tra i quattro passi del cammino in cui Frammartino ci accompagna, cogliendo con eleganza gli aspetti più eleganti, toccanti, a tratti anche divertenti, delle storie che decide di farci vivere. Le sue immagini sono insieme semplici e potenti, in un flusso privo di dialoghi che le rende ancora più potenti, raccolte da un occhio vigile e sensibile che sa come emozionare con poco.
Le quattro volte è un racconto poetico, che mette in scena la circolarità della vita, nel senso più ampio del termine, e lo fa in un luogo che nelle sue tradizioni, nel suo essere immutabile nel tempo, riesce ad amplificare il concetto e renderlo a sua volta eterno, scolpendolo nella nostra memoria.

Movieplayer.it

4.0/5