Aldo, Giovanni e Giacomo: un tuffo negli Oceani 3D

Conferenza stampa densa di osservazioni e critiche per i tre comici, che prestano le loro voci a tre uova di tartaruga nell'edizione italiana di Oceani 3D.

Gli effetti nefasti della presenza umana sul pianeta Terra sono ormai noti a tutti. Grazie alla nostra lungimiranza, il tasso attuale di estinzione delle specie viventi è tra le cento e le mille volte superiore a quello naturale. Perfino per i più virtuosi di noi, è ormai impossibile condurre un'esistenza rispettosa della biodiversità. Consci che tra pochi decenni con tutta probabilità saremo molto più soli, non possiamo rimanere indifferenti alla fragile bellezza di cui ancora siamo testimoni, e facciamo la fortuna di pellicole come La marcia dei pinguini o Earth. Ora è la volta di Oceani 3d, in cui la tecnologia stereoscopica promette di rendere ancora più accattivante e intensa l'esplorazione di uno tra gli ecosistemi più suggestivi del nostro martoriato pianeta, quello sottomarino. In compagnia di tre uova di tartaruga, in viaggio verso la spiaggia in cui saranno deposte, faremo la conoscenza di megattere, squali, delfini, meduse e altri mille esseri affascinanti. Il tutto da un punto di vista il più coinvolto possibile: saranno infatti le stesse uova, impersonate vocalmente da Aldo, Giovanni e Giacomo, a raccontare le spettacolari immagini girate da Jean-Jacques Mantello e François Mantello. Abbiamo parlato con il trio di comici e con Mattia Guerra, direttore marketing del distributore Eagle Pictures, per capire la nascita di questa collaborazione, diversa per spirito e intenti da quella messa in atto da altri paesi, prima fra tutti la Francia, in cui la voce narrante è quella del premio Oscar Marion Cotillard.

Qual è il vostro rapporto con il 3d, in generale e con questo film?

Aldo: Qui l'abbiamo vissuto solo in fase di doppiaggio, quindi non ne abbiamo avuto.
Giovanni: Però quando c'è di mezzo la natura è una possibilità affascinante. Per il resto anche noi faremo un film in 3d, dove il naso di Giacomo risulterà sempre davanti a tutto. Scherzo, non penso che gireremo mai un film in 3d.

Avete personalizzato i testi, curati da Pino Insegno e Francesca Draghetti? Giacomo: Il testo l'abbiamo trovato già quasi perfetto, l'abbiamo modificato un po' per renderlo più fluido e ritmato. Noi poi non siamo dei campioni come doppiatori, anche se qui siamo stati facilitati dall'assenza del labiale da rispettare, ma è stato comunque giusto lasciare il lavoro a dei professionisti.
Giovanni: All'inizio volevano farcelo fare tutto sott'acqua, ma si sono resi conto che non veniva troppo bene...

In film analoghi, come La marcia dei pinguini, la voce svolge un ruolo prettamente narrativo, mentre qui la vostra presenza è più insistita. Come mai? Giovanni: Non l'abbiamo deciso noi, ci siamo attenuti ai testi già preparati.

In questo modo non si perde parte della poesia delle immagini? Giovanni: Ma noi volevamo che si perdesse la poesia!
Giacomo: Dice così perché è geloso, specialmente del lamantino.

Quanta libertà è stata lasciata a Insegno? Il testo originale era di tipo più divulgativo?

Mattia Guerra: In Francia è stato doppiato da Marion Cotillard ed era un racconto più pacato, ma qui abbiamo voluto dare più spazio al pubblico dei bambini e delle famiglie.
Aldo: Si, hanno saputo che i bambini si addormentavano in sala, e per evitarlo hanno chiamato noi.

Voi guardavate i documentari originali di Cousteau? Giovanni: Si, ma rispetto a questo film erano del tutto diversi. Innanzi tutto erano seri, e poi raccontavano l'avvicinamento degli scienziati, o dei sub, agli abitanti degli oceani. Qui è una storia completamente diversa, è il viaggio di una tartaruga, e quindi visto dall'interno.
Giacomo: Siamo abbastanza appassionati dell'argomento, e questo è stato un ulteriore motivo per dire di si a questo progetto.

La vocazione ecologista del film avvicina il pubblico a una visione più responsabile della natura? Giovanni: Quando nei titoli di coda si legge quante delle specie viste siano gravemente minacciate, la preoccupazione non può non scattare. E' sorprendente vedere come anche tanti animali considerati comuni, come il delfino o la tartaruga, siano invece a rischio.
Giacomo: Da parte nostra, abbiamo cercato di rendere più buffo questo argomento molto serio.

Avete mai fatto personalmente delle esperienze di immersione? Giovanni: Alcune volte è capitato, ma non abbiamo potuto ovviamente vedere gli animali così da vicino.
Giacomo: Io e Giovanni siamo stati a Coco Island, lì è davvero il paradiso dei coralli.
Aldo: Io invece ho fatto delle immersioni a Genova, e ho visto un sacco di biciclette e motorini sottomarini.

C'è stato un animale che vi ha particolarmente coinvolto e spinto a intervenire di più? E come siete riusciti a mantenere il tono scherzoso per tutta la lavorazione?

Aldo: La parte è stata scritta pensando a noi, in modo da tirare fuori le nostre caratteristiche, quindi ci è venuto naturale.
Giacomo: Il fatto di non dovere rispettare il sync ci ha già tolto molta ansia, e ci ha aiutato che il testo fosse stato scritto da persone abituate al doppiaggio "vero". In particolare non ci siamo focalizzati su nulla, pensavano a interpretare i nostri personaggi.

Come mai non sete stati coinvolti nella scrittura? Giacomo: Andavano già benissimo i testi proposti da loro, e in più non ci hanno proprio chiesto di scrivere. Doveva essere una mediazione con il teso originale, e si trattava di adattare anche la lunghezza delle battute. Noi avremmo potuto modificarlo, ma era già molto gradevole così com'era.

Si potrebbe dire che il vostro intervento "sporchi" un po' le immagini. Potendo, voi avreste fatto un passo indietro? Aldo: Questa operazione è stata fatta prevalentemente per un pubblico infantile, bisogna considerare questo fatto.
Giacomo: La domanda è lecita e anche noi ce la siamo posta. La cosa va però vista nel complesso dell'operazione: non si tratta di un documentario in senso stretto, ma di un vero racconto. Lo spettacolo dura un'ora e mezza, e il significato del nostro intervento, benché forse invadente, è anche quello di risvegliare l'attenzione di chi guarda. E' vero che magari in certe sequenze viene da dire "ma state un po' zitti", ma si tratta di un compromesso.

L'idea di aggiungere una componente comica è stata quindi tutta italiana? Mattia Guerra:

Noi siamo partiti dal testo originale, e l'abbiamo adattato alle voci che volevamo usare. L'originale era comunque già per un pubblico di bambini, e quindi molto semplice.
Giacomo: Non vorrei che cadessimo in un equivoco: noi siamo comunque secondari rispetto alla bellezza del mare, ma non abbiamo stravolto il modo di presentare le cose scelto dal regista. Non era un testo per ricercatori universitari, è sempre stato per bambini. Semplicemente ogni Paese ha scelto una voce che fosse riconoscibile per gli spettatori.

Rispetto alle proiezioni IMAX che si fanno già da anni negli acquari sia americani che europei, questo 3d è meno coinvolgente. Non pensate che i bambini si annoieranno? Giacomo: Se il bambino è già stato begli U.S.A. magari sì, ma per il restante 97% di bambini che non hanno girato il mondo può essere una bella novità, così come per gli adulti. Dopo un'ora e mezza di 3d poi ci si può anche stancare.

Quali informazioni scientifiche sono andate perdute nell'adattamento dall'originale? Mattia Guerra: Non è stato affatto stravolto lo spirito originale, tanto è vero che il testo italiano è stato approvato dal regista e dallo stesso Cocteau. Era sempre un testo per bambini, che qui abbiamo cercato di rendere più brillante.

L'acquario di Genova è sponsor del film? Mattia Guerra: No, è stato inserito nella campagna promozionale perché lì è possibile vedere la stragrande maggioranza degli animali protagonisti del film.

Quali sono i vostri progetti futuri? Giacomo: Stiamo scrivendo un film che gireremo quest'estate e uscirà a Natale, ma per ora non possiamo dire altro.