Recensione Amelia (2009)

Tra emozionanti riprese aeree e qualche accenno di retorica, ecco il biopic dedicato all'eroina dell'aviazione americana Amelia Earhart, con protagonista Hilary Swank.

In volo con Lady Lindy

Amelia aviatrice che ammalia. Specialmente se a vestirne i panni, in cabina di pilotaggio, è un'attrice carismatica come Hilary Swank. Eppure, non sono mancati i vuoti d'aria durante il volo gentilmente offerto dalla compagnia di Mira Nair, regista di provenienza indiana ma perfettamente a suo agio nei meccanismi di un cinema globalizzato. Certe volte anche troppo a suo agio, verrebbe da dire. Il suo ritratto dell'intrepida eroina dell'aviazione americana, Amelia Earhart, regala una serie di spunti non disprezzabili soccombendo però a quel tono magniloquente, che si affaccia spesso e volentieri nelle scelte di carattere narrativo, ancor di più in quelle stilistiche. Tra poco cercheremo di evidenziarne il perché.

Siamo pressoché sicuri, intanto, che al termine delle quasi due ore di Amelia non saranno pochi quelli cui sfuggirà il termine "polpettone", senz'altro banalizzante ma non lontano dal definire i contorni dell'operazione. Intendiamoci, vi è a partire dalle riprese aeree un grado di fascinazione che qualche risultato, sul piano emotivo, riesce pure ad ottenerlo. I problemi più grossi subentrano a nostro avviso in una impostazione formale fondamentalmente antiquata: la pellicola, confezionata con navigato mestiere, sembra concepita in modo tale da non farsi sfuggire alcuna occasione di risultare retorica. Le immagini dell'aeroplano che si staglia su cieli immensi sono sovente accompagnate da una colonna sonora invadente. Gli archi, in particolare, tendono a coprire il più possibile, neanche fossero una muffa. Molto meccanici e stereotipati risultano poi quei raccordi attraverso i quali si passa dal bianco e nero al colore, con la citazione dei cinegiornali d'epoca giustapposta schematicamente al dipanarsi del racconto.
Tutto ciò al servizio di quale storia? Amelia è un biopic classicheggiante che affronta il periodo sicuramente più intenso nella vita della Earhart, ripercorso dai temerari voli alla fine degli anni '20 fino alla tragica sparizione, avvenuta nel Pacifico durante il tentativo di circumnavigare il globo con un apparecchio ben diverso da quelli che conosciamo oggi. Pioniera dell'aviazione statunitense lanciatasi in quella trasvolata dell'Atlantico compiuta precedentemente da Lindbergh, prima donna ad eguagliarne l'impresa, questa coraggiosa figura ribattezzata dai media di allora "Lady Lindy" sembra interessare a Mira Nair non tanto per i record, quanto piuttosto per la prontezza di spirito evidenziata in ogni situazione: dalla conduzione di un aereo alle vicende private.

Ecco quindi il vero soggetto del film: l'intraprendenza di una giovane donna capace di andare oltre le convenzioni dell'epoca. Tale atteggiamento si riflette evidentemente nelle scelte sentimentali di Amelia Earhart, divisa tra l'amore per il brillante imprenditore che in breve diverrà suo marito, George Putnam (interpretato da Richard Gere), e la focosa relazione con Gene Vidal (ad impersonarne il fascino Ewan McGregor), astro nascente dell'industria aeronautica noto anche per essere il padre dello scrittore Gore Vidal. Il nocciolo della questione è rappresentato senza dubbio dallo spirito libero di Amelia, apparentemente in grado di gestire una complessa rete di rapporti affettivi con polso e naturalezza perlopiù ignoti alle sue contemporanee. Tuttavia, complici le interpretazioni un po' leccate di Gere e McGregor, il potenziale di un simile triangolo stenta a decollare, soffocato da troppi stereotipi.
Chi invece non ha problemi in fase di decollo, espressione da intendersi sia in senso letterale che metaforicamente, è proprio la Swank alias Amelia Earhart. Costretta dal carattere un po' asfittico del copione a lavorare sulle sfumature meno del solito, l'impagabile interprete di Boys Don't Cry e Million Dollar Baby (tanto per citare i ruoli che le sono valsi l'Academy Award) sembrerebbe indossare un sorriso limpido e ottimista per tutta la durata del film, come a certificare l'incrollabile determinazione del personaggio, ma con qualche increspatura del volto riesce ugualmente a far trasparire, di tanto in tanto, le tensioni accumulate dietro la cloche del suo aereo.