Sam Taylor-Wood presenta a Torino il suo Nowhere Boy

Protagonista e regista del film d'apertura del 27° Torino Film Festival ci parlano di John Lennon.

Incontro a Torino con la regista Sam Taylor-Wood e l'attore Aaron Johnson, protagonista del suo primo lungometraggio Nowhere Boy, melodramma adolescenziale che ripercorre la storia del giovane John Lennon nella Liverpool degli anni '50. Il film di formazione della videoartist britannica, tratto dal libro Imagine: Growing Up with My Brother John Lennon scritto da Julia Baird, sorellastra di Lennon, era già stato presentato all'ultimo London film festival, dove aveva ricevuto il consenso della vedova Yoko Ono, che aveva anche dato i permessi per la canzone Mother di Lennon, dall'album John Lennon / Plastic Ono Band, che accompagna i titoli di coda del film.
Tinte americane per un film inglese e rock'n'roll all'ennesima potenza: vita, anima e musica si fondono in una suggestiva combinazione. Nowhere Boy circoscrive la vita di John Lennon a un momento della sua vita inquieta in cui intraprese la strada della costruzione dell'identità di figlio ribelle e musicista di tendenza. La regista ci racconta la genesi della pellicola e la scelta anticonvenzionale degli attori protagonisti, i cui volti e ci cui corpi sembrano lontani dai componenti dei Beatles. Con una patina di emozione ci parla anche del rapporto che il film ha con il filmaker scomparso Anthony Minghella, al quale ha dedicato la sua opera prima. Aaron Johnson ci parla invece della preparazione per il suo ruolo: l'attore non ha vissuto il fenomeno Lennon quando l'artista era ancora in vita, ma si è documentato molto e ha scoperto elementi del musicista che non sono molto noti al grande pubblico.

Signora Taylor-Wood, per la realizzazione del film ha tenuto conto dei film che hanno avuto per protagonisti i Beatles?

Sam Taylor-Wood: Sì, durante la preparazione ho visto tutti i film interpretati da John Lennon.

A quali fonti ha fatto riferimento Matt Greenhalgh per la sceneggiatura? Sam Taylor-Wood: Alla base della sceneggiatura c'è il libro di Julia Baird, che per lo sceneggiatore è stato un punto di partenza. Il libro però è più incentrato su Julia, la madre di John e quindi sulla figura materna. Siamo andati oltre quest'aspetto e non credo che il film sia un vero e proprio adattamento del libro. Abbiamo letto molte biografie e interviste e ci siamo documentati tantissimo.

Cosa l'ha spinta a realizzare un biopic su John Lennon? Sam Taylor-Wood: E' stata una combinazione di vari fattori, dall'interesse per la sua musica a quello per lui come artista fino alla volontà di riscoprire l'Inghilterra degli anni '50. La genesi è partita dalla sceneggiatura, che ho letto per vie "illecite" grazie a un amico e di cui mi sono innamorata e che non solo mi ha dato la possibilità di ritrovare la sensibilità e l'emotività di Lennon, ma mi ha anche dato un'opportunità per scoprire le influenze sulla sua vita come persona e come artista. Anche di conoscere meglio il contesto culturale e sociale della Liverpool di quegli anni.

Gli attori Thomas Brodie Sangster e Aaron Johnson non sembrano molto somiglianti ai personaggi interpretati. Ci racconta come li ha scelti? Sam Taylor-Wood: Non mi preoccupavano molto le somiglianze fisiche perché non volevo attori che fossero sosia dei componenti dei Beatles ma attori che incarnassero lo spirito e l'anima di questi personaggi. Ai provini si sono presentati molti attori che somigliavano a Paul McCartney e a John Lennon... Quando ho visto Aaron Johnson ho colto però in lui l'intensità che stavo cercando.

Come ha reagito Yoko Ono alla visione del suo film? Sam Taylor-Wood: Sorprendentemente, lei l'ha apprezzato! E mi ha appoggiato molto non solo per i diritti della canzone Mother che volevo facesse parte della colonna sonora del film, ma anche sul piano personale perché per me voleva dire che avevo fatto un buon lavoro.

Che ruolo ha avuto invece Paul McCartney nel suo progetto? Sam Taylor-Wood: Lui è stato di grandissimo aiuto perché ci ha svelato molti dettagli sui manierismi di John Lennon e anche informazioni sulle attrezzature che usavano insieme, agli inizi. Non ha voluto interferire forse anche perché non sapeva che tipo di film volessi realizzare e così è rimasto a una distanza di sicurezza dalla quale è però stato d'aiuto per me.

Ci parla dei motivi che l'hanno spinta a dedicare il film ad Anthony Minghella? Sam Taylor-Wood: Anthony Minghella è stato un grande filmaker e ha rappresentato una grande forza nel cinema. E' stato lui ad avvicinarsi, come produttore, al mio progetto spingendomi al passaggio da video artista a regista. Senza di lui non credo che oggi sarei qui perché mi ha dato la sicurezza di cui avevo bisogno. Questo film era un progetto al quale avevamo iniziato a lavorare insieme e che purtroppo non ho avuto la possibilità di realizzare con lui.

Aaron Johnson, come si è preparato ad affrontare la sua parte? Aaron Johnson: Ho impiegato due mesi per prepararmi: ho ascoltato musica rock'n'roll degli anni '50, ho imparato a suonare la chitarra, mi sono documentato molto per conoscere il suo linguaggio del corpo e il suo modo particolare di parlare leggendo sue biografie. Ho anche visionato molto materiale video registrato del primissimo periodo e vi ho trovato elementi poco noti perché siamo un po' tutti abituati a parlare di John Lennon come componente dei Beatles. Ho guardato anche molto materiale del periodo post-Beatles, quando divenne solista e incontrò Yoko Ono. Ho letto una bellissima intervista di Lennon su un numero del Rolling Stones in cui parlava del suo rapporto con la zia Mimi e rivelava la sua vulnerabilità.

Come si è avvicinato al suo personaggio? Aaron Johnson: Io non ero ancora nato quando è morto Lennon, sapevo chi fosse, lo conoscevo come fenomeno musicale, ma era una conoscenza superficiale e mi sono lanciato in questo progetto con ingenuità, senza pensare a lui come icona. E' stata una bella sfida e mi è piaciuta molto, mi ha permesso inoltre di esplorare questo personaggio a fondo e di conoscere elementi molto intimi. L'ho conosciuto meglio come poeta, come artista e come libero pensatore.