Astro Boy parla italiano: Muccino, Crescentini e il Trio Medusa

Incontro con il cast della versione italiana di Astro Boy presentata in anteprima alla Festa di Roma: Silvio Muccino, Carolina Crescentini e il Trio Medusa. Le voci italiane raccontano la loro esperienza inedita in cabina di doppiaggio e l'interesse sviluppato nei confronti della storia e dei personaggi.

Solitamente il pubblico degli appassionati di animazione storce il naso di fronte agli adattamenti e al doppiaggio italiano, che spesso si affida a celebrità per richiamare il pubblico, poco curandosi della loro effettiva capacità come doppiatori. Almeno nel caso di Astro Boy bisogna dire che questo rischio è stato scongiurato, poiché gli attori scelti per prestare le voci ai personaggi animati risultano per una volta azzeccati: Silvio Muccino nei panni del piccolo robot protagonista, Carolina Crescentini in quelli della sua combattiva amica Cora, e il Trio Medusa (al secolo Gabriele Corsi, Giorgio Daviddi e Furio Corsetti) per la parte di tre squinternati robot rivoluzionari. Dalle loro parole in conferenza stampa traspare la passione e l'impegno con cui si sono cimentati in questo inedito ruolo.

Silvio, da dove nasce la scelta di prestare la voce al personaggio di Astro Boy? Eri un appassionato del fumetto o delle serie animata originale?

Silvio Muccino: Non conoscevo il personaggio di Astro Boy, a dire il vero non sono mai stato un fan di manga e di animazione giapponese, neanche da piccolo (a parte il cartone Holly e Benji, per il quale coltivo una vera ossessione personale). Ma quando mi è stato offerto di prestare la voce ad Astro Boy ho accettato subito, perché penso che tutti gli attori ormai desiderano doppiare dei cartoni animati. I film d'animazione di oggi non sono più prodotti esclusivamente infantili, ma opere a tutto tondo, che veicolano messaggi e contenuti profondi ed emozionano gli spettatori di ogni età. Confesso che ogni volta che guardo Alla ricerca di Nemo mi metto a piangere come una ragazzina...

Quale aspetto del personaggio di Astro Boy ti ha affascinato di più?

Silvio Muccino: Durante la lavorazione ho deciso di approfondire la storia di Astro Boy, e devo dire di essermi molto affezionato al personaggio, che è una sorta di summa di tutti gli eroi che ho adorato durante l'infanzia e che ho sempre sognato di essere, come Pinocchio, Peter Pan, Oliver Twist. L'aspetto più affascinante è probabilmente il fatto che in lui convivono due anime contrapposte: il supereroe dai poteri straordinari, ma anche il bambino che ha bisogno di trovare il suo posto nel mondo e di guadagnare l'amore del padre.

Carolina e Silvio: Questa è stata la vostra prima esperienza al doppiaggio: come vi siete approcciati a questo mondo per voi nuovo?

Silvio Muccino: È stato per me un traguardo importante partecipare a un lavoro di doppiaggio e ringrazio il direttore Francesco Vairano per avermene dato la possibilità e aver creduto in me. Il doppiaggio è un'arte complessa e richiede un esercizio e uno studio adeguato e io mi sono accostato a questo lavoro con rispetto. Ho cercato di individuare la voce più adatta al personaggio di Astro Boy, che è un dodicenne, in modo da riprodurre un tono infantile, ma che non risultasse ridicolo.

Carolina Crescentini: Anche io non mi ero mai cimentata nel doppiaggio, ma avevo fatto delle esercitazioni al Centro sperimentale di cinematografia. Ricordo che allora gli insegnanti ci fecero doppiare Gli Aristogatti, e io mi divertii moltissimo. Per il personaggio di Cora ho tentato di lavorare su un tono flautato, che tendesse a essere rassicurante. Cora è un tipo tosto, la leader del gruppo di trovatelli con cui vive, ma è al tempo stesso una ragazza fragile e sensibile, che sente la mancanza dei suoi genitori. L'ho subito adorata, perché nel suo carattere c'è un mix di elementi diversi.

Carolina, come è stato ritornare a lavorare insieme a Silvio, anche se solo attraverso il doppiaggio?

Carolina Crescentini: È stato come se per due mesi fossimo tornati di nuovo bambini: scherzavamo, ci telefonavamo e ci mandavamo di continuo delle foto, e si è ricreato da subito tra noi un clima di complicità, anche se in realtà abbiamo lavorato separatamente. Ci siamo incontrati soltanto una volta e durante quell'occasione non la finivamo più di scherzare e ridere.

Il trio Medusa invece presta la voce a un gruppo di robot sgangherati che si atteggiano molto improbabilmente da rivoluzionari. Che cosa condividete con i personaggi del film?

Gabriele Corsi: Innanzitutto ci teniamo a dire che abbiamo doppiato Astro Boy solo per soldi, e non ci importa nulla del film! Scherzo, in realtà la nostra formazione viene proprio dal mondo della fantascienza e dei cartoni animati giapponesi, di cui siamo tutti appassionati. Adoriamo l'animazione, e avremmo lavorato anche gratis pur di prestare la voce anche solo per una battuta ai pinguini di Madagascar!

Giorgio Daviddi: Il mio personaggio è un robot-frigo che vuole diventare un rivoluzionario, e credo che si tratti di uno dei ruoli più esilaranti che si possano mai interpretare. Ma vi rendete conto che ho dovuto cercare di rendere espressivo un frigo?

Gabriele Corsi: Penso che l'aspetto che ci accomuna ai personaggi sia il fatto che sono tre deficienti esattamente come noi. È per questo che Francesco Vairano ci ha contattati. Volevo comunque tranquillizzare i patiti della serie animata originale: non abbiamo inserito battute del Trio Medusa in fase di doppiaggio, ma ci siamo attenuti rigorosamente al copione.

In che modo secondo voi è stato attualizzato il film per venire incontro ai gusti del pubblico di oggi?

Giorgio Maria Daviddi: Da esperto di manga e animazione posso dire che c'è sicuramente un'attualizzazione dei dialoghi. Il film è molto americano, rimane ad esempio poco del rapporto tra adulto e bambino che si sviluppa nella versione giapponese. Penso che comunque sia presente in questo film uno dei temi più importanti dell'opera originale che è l'accettazione del diverso.

Silvio Muccino: Il film delinea un mondo con due estremi opposti: da una parte Metro City, una città modernissima riservata a una ristretta élite, e dall'altra la discarica abbandonata dei robot, dove sono costretti a vivere gli emarginati e gli esclusi. Penso che questa divisione rifletta ciò che sta accadendo oggi nel mondo, e anche in Italia (un posto del genere sarebbe per esempio il sogno di Umberto Bossi!). Per questo ritengo che il messaggio sull'integrazione e l'accettazione del diverso di Astro Boy sia molto importante.

Gabriele Corsi: In effetti, ci sono diversi aspetti che fanno pensare all'attuale scenario politico italiano. I tre robot deficienti che vogliono diventare rivoluzionari non sono meno improbabili dei leader della sinistra che si candidano alle primarie, anzi io preferirei votare i robot. E poi bisogna dire che Silvio è stato anche un presidente robot.