Brüno e Borat: due 'diversi' alla scoperta dell'America

Una volta smessi i panni di Borat, Sacha Baron Cohen indossa quelli di Brüno per un nuovo reportage negli States visto da una prospettiva opposta, eppure non così diversa.

Uno è grezzo, peloso, veste in maniera improponibile ed è anche razzista e sessista, pur essendo fondamentalmente dotato di un candore quasi disarmante; l'altro invece ha una mentalità che si potrebbe definire fin troppo "aperta" ed è celebre per il suo modo di vestirsi, anche se il suo guardaroba ricco di capi griffati non si può definire certo elegante, e il suo aspetto è talmente curato da risultare grottesco. Stiamo parlando di Borat e Brüno, i due irresistibili alter-ego di Sacha Baron Cohen, che hanno conquistato prima il pubblico televisivo e poi cinematografico con le loro straordinarie avventure alla conquista dell'America, grande paese pieno di contraddizioni, che dietro una meravigliosa facciata nasconde spesso realtà sconcertanti.
Il percorso di questi due personaggi però, è completamente opposto, anche se alla fine durante il tragitto entrambi si ritrovano a mettere in luce alcuni dei lati più nascosti degli States. Borat, protagonista di uno strampalato Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan, arriva da uno scalcinato paesino dell'ex-repubblica dell'Unione Sovietica, ed è determinato a vivere in prima persona l'America dei telefilm come Baywatch e a conquistare una biondona come Pamela Anderson, simbolo dell'opulenza patinata continuamente celebrata dai media, e per questo non esita a lanciarsi in continui e maldestri tentativi di integrarsi. Brüno invece è convinto di avere tutte le carte in regola per essere una star di Hollywood, anche se in realtà è solo un reporter gay esperto di moda che collabora con un'emittente austriaca: deve soltanto trovare il modo di sfondare, e poi diventerà "la più grande star austriaca omosessuale, dopo Schwarzenegger". Anche per lui, tuttavia, la strada per farsi accettare dalla Mecca del cinema sarà davvero lunga, anche perchè non avendo un vero talento su cui contare, non gli resta che puntare sul nulla, pur di farsi conoscere.

E' interessante notare che per quanto siano due personaggi fondamentalmente diversi - un maschilista e un gay che più gay non si può - alla fine il loro avventuroso percorso sul territorio americano sia parallelo anche se diametralmente opposto. Si può dire che con Borat e Brüno, l'inglese Sacha Baron Cohen abbia fatto davvero "pelo e contropelo" ad una nazione che si propone di essere generosa, accogliente e democratica, e troppo spesso si dimostra invece l'esatto contrario. Ovviamente si tratta di due facce dell'America, e Cohen tende a mettere in luce quello meno positivo. Il povero Borat è praticamente un animale selvatico, che riconosce poche regole sociali assolutamente inconcepibili per la nostra società e non sa neppure stare a tavola, eppure alcuni dei personaggi da lui incontrati lungo il suo "studio culturale" non si possono certo definire più civili di lui, uno su tutti il venditore di macchine usate che non fa una piega quando il giornalista kazako gli chiede una vettura adatta a investire zingari e altre comunità etniche che egli detesta.

Al contrario, Brüno è un personaggio costruito sugli eccessi della cultura pop, che paradossalmente non riesce a farsi accettare dalla società che l'ha partorito. Nel tentativo di riuscire a inserirsi nella comunità dorata di Hollywood, non esita a procacciarsi un bimbo di colore "come Angelina Jolie e Madonna", ma viene bistrattato dal chiassoso pubblico di un talk show che probabilmente si dimostrerebbe più comprensivo nei confronti di una vera star. Come Borat, anche lui mette in luce gli aspetti più sconcertanti del mondo delle celebrità, prima facendosi consigliare sulle attività filantropiche più chic del momento, e poi tentando di "guarire" dall'omosessualità, e mettendosi quindi nelle mani di sedicenti terapeuti che si propongono di liberarlo dal suo vizio. Parlando di civiltà inoltre, anche Bruno come Borat si ritrova alle prese con un'America assai poco civilizzata e umana, che non esita a mettere i bambini in pericolo di vita pur di farli apparire in televisione.
L'avventura si conclude in maniera diversa per entrambi, anche se tutto sommato in maniera positiva: mentre Brüno riesce a sfondare a Hollywood raccogliendo attorno a sè numerose star della musica, come Elton John, Bono e Snoop Dogg, per un brano pseudo-pacifista in cui egli viene salutato come una sorta di messia austriaco, "l'Obama bianco" che tutti aspettavano, Borat fa ritorno nel suo suo paese, ma con una mentalità più aperta (a suo dire) e più disponibile a un confronto sereno con altre culture.

A mettere a tacere quindi le accuse di posizioni razziste di Borat, arriva un nuovo alter-ego di Sacha Baron Cohen che è l'esatto opposto dell'irsuto giornalista kazako, ma non si presenta certo in maniera migliore, pur essendo di fatto un figlio della società occidentale che propone dei modelli completamente inadeguati alla realtà. Il tutto percorrendo una strada parallela, ma disseminata di provocazioni a volte irresistibili, altre volte più scontate. Dopo aver girato il mondo con un lungo tour promozionale, Bruno arriverà finalmente nelle nostre sale a partire dal 23 ottobre e promette di dividere il pubblico, come ha già fatto in altri paesi.