Recensione Visage (2009)

I fan di Tsai Ming-Liang non rimaranno delusi, perchè in Visage non mancano i temi tipici di questo autore né tantomeno lo stile unico che caratterizza ogni suo film. Allo stesso tempo Visage è meno provocatorio di quanto ci si potrebbe aspettare e in un concorso così ricco di scandali, risulta quindi un film stranamente conciliatorio e rassicurante.

Filmando Salomè

Nono lungometraggio del regista taiwanese Tsai Ming-Liang, e terzo in concorso a Cannes, Visage è il primo progetto del programma Louvre Invites Filmmakers con quale il famoso museo francese invita celebri autori a girare dei film utilizzando i suoi interni ed esterni come location. Il regista di Goodbye, Dragon Inn ha accolto l'invito tornando così a girare in Francia dopo Che ora è laggiù? facendosi raggiungere sul set da tanti volti noti del cinema francese (quali Fanny Ardant, Nathalie Baye, Jeanne Moreau e Mathieu Amalric) sfruttando però sia le tante star che l'appetitosa location solo per brevi (anche se riusciti) momenti, e focalizzando invece il suo film su due protagonisti: il regista Kang (l'attore feticcio Lee Kang-sheng) e la Salomè star del suo film interpretata da Laetitia Casta.

Come lecito aspettarsi da un film di Tsai Ming-Liang la pellicola procede su diversi piani narrativi (in questo caso metacinematografici) attraverso lunghe e volutamente snervanti sequenze con camera fissa che cercano di cogliere il pubblico e il privato dei suoi protagonisti e il loro classico disagio dovuto all'incomunicabilità superato come sempre solo attraverso l'arte (il cinema) e il sesso.
Come già successo nei precedenti The Hole - Il buco e Il gusto dell'anguria, diverse improbabili sequenze musicali intepretate dalla Salomè/Casta si alternano a questa sorta di sguardo dietro le quinte del fittizio film, cui la produttrice Fanny Ardant cerca il più possibile di stare dietro nonostante la morte della madre del regista (sequenza con la quale lo stesso Tsai omaggia la propria madre a cui dedica anche l'intera pellicola), un senile attore (un ipnotico Jean-Pierre Léaud) costantemente bisognoso d'aiuto e la scomparsa di un cervo di nome Zizou apparentemente perso per le strade di Parigi.
I fan del cinema del regista taiwanese difficilmente rimarrano delusi: non mancano i temi tipici di questo autore nè tantomeno lo stile personale, se non unico, che caratterizza ogni sua singola pellicola, ma allo stesso tempo il film risulta meno provocatorio ed "incendiario" di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Verrebbe quasi da dire che in un concorso così ricco di scandali e shock, questo Visage di Tsai Ming-Liang è un film stranamente concilatorio e rassicurante.

Movieplayer.it

2.0/5