Recensione Gli amori folli (2009)

A quasi ottantasette anni, Alain Resnais si presta ancora una volta a raccontare con la consueta raffinatezza la bizzarria e l'insopprimibile vitalità dell'amore.

Vive l'amour folle

Georges è un uomo di mezza età con trascorsi misteriosi, indubbiamente sfibranti e potenzialmente criminosi.Quel che Alain Resnais sceglie di raccontare di lui, nel trasportarlo sul grande schermo a partire dal romanzo L'incident di Christian Gailly, è sufficiente a lasciarci intuire che, nonostante sia stato amato per trent'anni da una moglie che gli ha dato due splendidi figli, ha sempre avuto una certa tendenza a prendere sonore sbandate per altre donne. Ma il modo in cui si accende per Marguerite, volitiva dentista single con una nuvola di capelli rossi, è fin troppo bizzarro: s'imbatte infatti nel suo portafogli, abbandonato dallo scippatore che l'ha aggredita all'uscita del suo negozio di scarpe preferito. Nella foto della carta d'identità, la donna non fa un grande effetto, e ha l'aria un po' triste; ma quella della sua licenza di pilota di aereo privato, con gli occhiali da aviatore in testa e quel sorriso da avventuriera, è tutta un'altra cosa. Georges consegna il portafogli al commissariato e, benché terrorizzato all'idea di essere riconosciuto, lascia le sue generalità perché Marguerite possa ringraziarlo. Quando lei cortesemente lo chiama, ha inizio un corteggiamento spinto e ossessivo che finisce per indurre la donna a misure drastiche; ma a lungo andare, la curiosità avrà la meglio su di lei e questo amore impazzito si dimostrerà contagioso.

La prima parte de Gli amori folli, che introduce i personaggi principali magnificamente interpretati da André Dussollier e da Sabine Azéma e che aderisce al modello letterario grazie allo spiritoso e caloroso voice-over di Edmound Baer, è un perfetto esempio della complessità narrativa associata alla levità nella commedia di Resnais: punteggiata di idee visive originali e irresistibili, ci conquista alla causa di questa folle storia d'amore che sembra una pessima idea a tutti tranne che all'audacemente comprensiva moglie di Georges. Nella seconda parte la narrazione di Baer si fa da parte, e così lo spassoso monologo interiore dei due protagonisti, lascia spazio all'"azione": i personaggi convergono, interagiscono, e la vicenda si sviluppa verso un epilogo oltraggiosamente nonsense che sublima il triangolo nella spiritualità: ecco, per apprezzare questo Resnais bisogna essere almeno un briciolo altrettanto folli. Per fortuna anche quello è contagioso.

Movieplayer.it

3.0/5