Recensione Eagle Eye (2008)

Eagle Eye è un onesto action thriller che abbandona scenari fantascientifici e ardite riflessioni filosofiche per concentrarsi su un'avventura ad alto tasso adrenalinico costellata da inseguimenti mozzafiato e rocambolesche scene d'azione che strizzano l'occhio ai classici del genere.

Big Brother's watching you

L'ossessione del controllo assoluto su ogni singola persona che, attraverso l'uso della tecnologia imperante, permette di monitorare ogni mossa di un individuo e la degenerazione del potere centrale che dovrebbe esclusivamente garantire la salvaguardia della popolazione non sono più un argomento così originale. La fantascienza di matrice orwelliana ha declinato il tema nelle sue possibili varianti attingendo a maestri della letteratura (oltre a Orwell, gli stessi Philip K. Dick e Isaac Asimov) e producendo, talvolta, straordinari capolavori come il suggestivo Brazil di Terry Gilliam. In questo senso Eagle Eye, pur puntando tutto sull'esasperazione del potere della tecnologia, non ha la presunzione di sconvolgerci con messaggi particolarmente profondi e originali. Sebbene la paternità dell'idea che sta alla base del film sia da attribuire al guru Steven Spielberg (autore del ben più suggestivo Minority Report) che ha liberamente adattato il racconto di Isaac Asimov Tutti i guai del mondo, la pellicola diretta da D.J. Caruso è un onesto action thriller che abbandona scenari fantascientifici e ardite riflessioni filosofiche per concentrarsi su un'avventura ad alto tasso adrenalinico dove le implicazioni ideologiche restano per lo più sullo sfondo, a far da cornice a una successione di inseguimenti mozzafiato e rocambolesche scene che strizzano l'occhio ai classici del genere con un occhio di riguardo verso il maestro della suspence Alfred Hitchcock e i suoi cult Intrigo Internazionale e L'uomo che sapeva troppo.

Tensione alle stelle e spettacolari sequenze inanellate una dopo l'altra sono dunque gli ingredienti principali di Eagle Eye che, dopo un incipit costruito ad hoc per spingerci a simpatizzare con il protagonista, la giovane star dell'action Shia LaBeouf, si tuffa in un'avventura dove allo spettatore non viene lasciato alcuno spazio di riflessione, catturato da inseguimenti a rotta di collo in macchina, a piedi, in treno, in aereo seguiti da sparatorie e pedinamenti, il tutto in un universo soggiogato da una tecnologia imperante che scandisce ogni fotogramma del film, condizionando impietosamente ogni svolta del plot, ogni spostamento dei protagonisti fino alla spiegazione finale, non troppo sorprendente, ma comunque abbastanza incisiva da non inficiare il valore della pellicola nel suo complesso. Le obiezioni a cui il film presta il fianco sono le stesse che potremmo rivolgere a ogni opera costruita a tavolino per intrattenere più che per far riflettere, visto che gli ingredienti ci sono tutti: abbiamo due protagonisti belli e carismatici poco propensi alla cerebralità, un finto scapestrato eroe che più eroe non si può, una spiegazione finale 'necessaria' a sbrogliare la matassa che come al solito dimostra che 'niente è come sembra', per dirla alla Franco Battiato, e non andiamo oltre per non rischiare di svelare al lettore elementi che potrebbero rovinargli le sorprese che D.J. Caruso semina qua e là nel suo film. Certamente non ci troviamo di fronte a un capolavoro eppure il regista dimostra di saper gestire alla perfezione un meccanismo a orologeria perfino nella parte centrale un po' troppo ingarbugliata (altro topos del genere, la cosa non ci stupisca). Il senso del ritmo e la costruzione della suspence non difettano a Caruso che, come accennato in precedenza, ha fatto tesoro della lezione dei maestri dell'action piazzando abilmente quel paio di scene madri ottimamente dirette che permettono a Eagle Eye di sollevarsi rispetto alla media del genere.

La collaborazione tra il regista e Shia LaBeouf, ormai rodata dal precedente Disturbia, anche stavolta funziona a dovere e il giovane attore si dimostra già sufficiente maturo per sostenere il ruolo di star dell'action (quasi) senza cedimenti. Al suo fianco la bella Michelle Monaghan svolge il suo compito senza infamia senza lode. In fin dei conti non è molto ciò che il plot chiede alla mora se non quello di fare da spalla convincente a La Beouf nel ruolo di giovane madre single disperata e a tratti un po' isterica. Comprimari di lusso, ma sottoutilizzati, il capo dell'FBI Billy Bob Thorton, l'affascinante agente speciale Rosario Dawson e il soldato dell'aeronautica Anthony Mackie. Niente eccessi né sorprese, dunque, ma un thriller solido che mantiene ciò che promette: tensione, azione e divertimento. Coi tempi che corrono non possiamo certo lamentarci.

Movieplayer.it

3.0/5