Tim Roth sbarca al Giffoni Film Festival

Un Tim Roth sorridente e rilassato è stato il primo ospite internazionale dell'edizione 2008 del Giffoni Film Festival.

Si è subito adeguato all'atmosfera rilassata del Giffoni Film Festival e delle sue non-conferenze stampa il primo ospite dell'edizione 2008 della popolare manifestazione dedicata al cinema per ragazzi: Tim Roth è infatti arrivato all'incontro con la stampa con abbigliamento informale e sorriso sulle labbra ed accompagnato da due bambini.
La chiacchierata che l'ha visto protagonista ha affrontato il passato ed il futuro dell'artista, spaziando dalle sue origini fino ai suoi prossimi impegni, non trascurando un tema in linea con il pubblico di giovanissimi che anima il festival della cittadina campana, e cioè il problema dell'educazione dei giovani.

Signor Roth, lei è un londinese che ha lavorato molto in America, come ha affrontato il classico conflitto tra inglese e americani lavorando negli Stati Uniti? Tim Roth: In realtà mio padre è americano, anche se si è trasferito in Inghilterra ad undici anni, quindi sono cresciuto in un ambiente molto caloroso nei confronti dell'America e degli Americani. Andai negli USA perchè c'era penuria di ruoli interessanti in Inghilterra e lì ho sempre trovato buoni lavori da fare e come si sa un posto è sempre molto apprezzato quando ci dà lavoro.

Per puro caso proprio ieri è uscito in una sala a Roma Invincible di Werner Herzog, come è stato il suo rapporto con il regista tedesco? Tim Roth: L'ho adorato! E' un po' matto ed è come un bambino, ma è meraviglioso e gentile con i suoi attori. Diciamo che è matto nel senso migliore del termine. Il film, purtroppo, non l'ho ancora potuto vedere.

Il tema di questa edizione di Giffoni è Miti e Maestri, quali sono i suoi? Tim Roth: Il mito più grande che ho è quello di andare in pensione e di fermarmi. Considero maestri molti autori del passato con cui mi sarebbe piaciuto lavorare, da Pasolini a Visconti e Fellini, ma soprattutto De Sica. Mi ritengo molto fortunato perchè ho già avuto modo di lavorare con molti autori contemporanei che ritengo dei maestri del cinema.

Come ha appena sottolineato, lei ha lavorato con grandi registi ed è anche stato candidato all'Oscar. Qual è il suo rapporto con Hollywood? Tim Roth: Io vivo e lavoro lì e non ho mai avuto problemi di nessun tipo, non l'ho trovato nè strano nè complicato. Diciamo che è molto più strano lavorare altrove, come in Romania o in Etiopia.

Anche grazie all'arrivo di attori e registi stranieri, come lei, Quentin Tarantino e tanti altri, trova che Hollywood sia un po' cambiata negli ultimi anni? Tim Roth: Hollywood è un luogo internazionale, ma in generale tutta l'America lo è perchè gli americani vengono un po' da tutto il mondo e questo si riflette anche nel cinema, soprattutto in molte produzioni indipendenti. Lo stesso autore del L'Incredibile Hulk, per esempio, è francese.

Ci racconta qualcosa del suo rapporto con Giuseppe Tornatore, con cui ha lavorato per La leggenda del pianista sull'oceano? Tim Roth: Lui è molto siciliano! Lui è un grande autore, ma il nostro rapporto è stato drammatico, perchè da inglese non avevo capito questa sicilianità che lo animava e tanti aspetti che fanno parte di questa cultura. Alla fine del film siamo diventati grandi amici, ma all'inizio è stata dura ed anche per questo per me è stato un film difficile da fare.

Le è piaciuto di più leggere Baricco o essere diretto da Tornatore? Tim Roth: Non saprei. Il libro è bellissimo, ma purtroppo ne ho letto una traduzione e penso che per giudicarlo sarebbe giusto leggerlo in italiano.

Nei film appare sempre molto duro e serioso, ma ha fatto anche una commedia con Woody Allen. Pensa di fare altri ruoli comici in futuro? Tim Roth: Certo, mi piacerebbe molto lavorare in altre commedie. Purtroppo non penso di essere stato molto bravo in quella a cui ho lavorato, ma mi piacerebbe riprovare perchè credo che quando si lavora ad una commedia ben riuscita si riesce ad essere ricordati maggiormente dal pubblico per quel tipo di ruoli.

Ha altri progetti come regista? Il suo primo lavoro è stato molto apprezzato, non pensa di fare altre esperienze nel campo? Tim Roth: Attualmente i miei figli frequentano le scuole medie e vorrei che finissero gli studi prima di tornare a dirigere perchè trovo che sia un'attività che richiede tantissimo tempo e non vorrei trascurare la mia famiglia. Ho due progetti in cantiere: il primo è un complemento a Zona di guerra, il mio primo film, mentre il secondo è un adattamento del King Lear. Non so ancora quale dei due affronterò prima, ma sicuramente tornerò a dirigere perchè è il mio lavoro preferito.

Lei ha lavorato con il primo Tarantino e con l'ultimo lavoro di Francis Ford Coppola. Che differenza c'è nell'approccio al lavoro tra un regista esordiente ed uno esperto ed affermato? Tim Roth: Per quanto riguarda Tarantino, si trattava sì del primo film, ma non si notava assolutamente perchè aveva preparato talmente tanto il lavoro da essere sicuro e determinato sul set. Per Francis invece è stato come un nuovo inizio, perchè Un'altra giovinezza era un film molto sperimentale e non a caso trattava proprio questo tema che l'ha fatto sentire giovane nuovamente.

Stamattina è stato proiettato ai ragazzi il film norvegese Mirush che è molto duro e violento ed alla fine della proiezione c'è stato un dibattito tra il pubblico al riguardo: alcuni ritenevano quel tipo di violenza inappropriato per dei ragazzi, mentre altri sostenevano che la violenza fa parte della vita di tutti i giorni ed è giusto mostrarla. Qual è la sua esperienza come attore e come genitore? Tim Roth: Questa è una grossa domanda. Fino a poco tempo fa i miei figli non avevano visto buona parte della mia filmografia e ancora adesso non hanno ancora visto Le iene, se non alcune sequenze. La mia idea è di introdurli al mio lavoro poco per volta, spostando gradualmente il limite più in avanti. Ma ho sempre dubbi su quando fermarmi ed è un grosso problema, perchè i giovani sono costantemente esporti ad ogni tipo di stimoli da varie fonti e non è possibile impedirgli di accedere a quello che non vogliamo. Quindi penso che sia più giusto accompagnarli in questo percorso ed aiutarli ad identificare il limite tra quello che è reale e quello che è fittizio e tra giusto e sbagliato. Non riesco a dare una regola su come limitarli, penso piuttosto che sia meglio insegnare loro a limitarsi da soli.

Un'ultima domanda sui suoi progetti per il futuro. Cosa ha in cantiere? Tim Roth: Ci sono un paio di cose che si stanno concretizzando in questo periodo. Prima di tutto sto discutendo con Tarantino per il suo film, ma ancora non so quando ci lavoreremo perchè dipende dal concatenarsi di vari progetti. In più sto prendendo un impegno in una serie TV, un tipo di lavoro che mi permetterà di stare vicino alla mia famiglia. Si tratta di un progetto molto particolare, che potrà funzionare o non farlo... vedremo!