Recensione Picnic ad Hanging Rock (1975)

"C'è un tempo e un luogo giusto perchè qualsiasi cosa abbia principio e fine" (Miranda)

L'invisibile barriera dell'ignoto

Ispirato al romanzo di Joan Lindsay, Picnic ad Hanging Rock è il film che ha fatto conoscere Peter Weir in tutto il mondo, occupando un ruolo paradigmatico all'interno della sua filmografia, in virtù di una costruzione per ossimori, permeata dalla lacerante e insanabile frattura fra natura e cultura.

Il giorno di San Valentino del 1900 una classe di studentesse dell'aristocratico collegio femminile Appleyard si reca in gita ad Hanging Rock, un gruppo di rocce vulcaniche che, da più di un milione di anni, sovrasta lo stato australiano del Victoria.
Fin dall'inizio del film si definiscono quelle opposizioni che costituiscono la cifra stilistica e tematica della pellicola: innanzitutto l'antitesi tra le due insegnanti che accompagnano le ragazze alla scampagnata, una rigida e mascolina, Miss McCraw (Vivean Gray), l'altra dolce e femminile, Mademoiselle de Poitiers (Helen Morse). La stessa diversità contraddistingue Sara (Margaret Nelson) e Miranda (Anne-Louise Lambert), due allieve legate da un sentimento profondo ed esclusivo: mentre Sara è malinconica e introversa, orfana e per questo trattata con disprezzo dalla cinica direttrice del collegio (Rachel Roberts) - che le impedisce persino di seguire le altre al picnic -, Miranda è bionda e solare, un punto di riferimento per tutte le compagne, grazie alla sua sensualità innata e al suo seducente carisma.

L'ambiente civilizzato della scuola, con le sue regole, limitazioni, gerarchie e regole di comportamento, si immerge nella natura vitale e selvaggia dell'Australia, prima accogliente e calorosa - le ragazze si abbandonano all'abbraccio dei prati in fiore - poi sempre più minacciosa e inquietante, incarnata dal promontorio di Hanging Rock, il cui potere magnetico ferma la meccanica degli orologi e condiziona l'inconscio dei personaggi. Consapevole del fascino misterioso suscitato dagli anfratti della brulla roccia, Miranda chiede e ottiene il permesso di poterla vedere da vicino, seguita da Edith (Christine Schuler), Irma (Karen Robson) e Marion (Jane Vallis), quasi assuefatte dalla determinazione della compagna e dal richiamo dell'ignoto. Unici testimoni del loro ancestrale passaggio sono Michael (Dominic Guard) e Albert (John Jarratt), due ragazzi appartenenti a ceti opposti - uno è il nipote di una famiglia bene della zona, l'altro è il tuttofare al loro servizio - che scorgono le collegiali nei pressi di un ruscello, rimanendo abbagliati dal candore delle quattro figure angeliche, vestite di un bianco rilucente.

Un grido squarcia il silenzio regnante. Edith torna al gruppo in preda allo shock: le altre tre giovani sono sparite nel nulla, come fagocitate dal promontorio, nel quale le ragazze si erano spinte, disobbedendo alle raccomandazioni ricevute. Persino l'imperturbabile Miss McCraw rimane vittima dell'alienante incantesimo di Hanging Rock e scompare negli anfratti oscuri. A nulla valgono le ricerche della polizia e dei volontari del villaggio: solo Irma viene ritrovata, grazie alla tenacia e alla testardaggine di Michael e Albert, divenuti nel frattempo complici e confidenti, a dispetto delle differenze di classe.

La natura ha così divorato la cultura. Nessuno sarà mai in grado di scoprire la verità sull'accaduto, nemmeno Irma può ricordare cosa è successo realmente. La cultura non riesce a stracciare il velo che nasconde i principi governanti l'insondabile universo naturale. Della cultura non rimangono, infatti, che le macerie: Irma, colpevole di essersi salvata al posto di Miranda, viene trattata con astio e sospetto dalle altre studentesse; la direttrice, d'altro canto, è più interessata al calante prestigio del collegio e alle rette che mancheranno sul libro dei conti. Infine la disperazione di Sara, privata dell'unica linfa vitale della sua esistenza, e che - costretta a lasciare la sua unica casa per l'avidità morale e materiale della Appleyard - preferisce scappare dalle sue sofferenze.

Ma la natura domina la cultura anche in un altro senso: una corrente apertamente anticonvenzionale e trasgressiva percorre il sotto-testo di Picnic ad Hanging Rock, nel quale il progressivo avvicinamento alla vetta significa una costante liberazione, soprattutto sessuale, delle giovani donne. Persino Miss McCraw suscita scandalo nella sua sparizione, perché vista da Edith camminare senza gonna, indossando solo i pantaloni intimi. La costrizione sociale e personale, alla quale erano sottoposte le allieve della scuola, svanisce tra le rocce antropomorfiche del promontorio, dove non vige più una tradizionale concezione spazio-tempo: se all'inizio del film l'evidente attrazione fisica e mentale tra Sara e Miranda deve essere frustrata dalle apparenze sociali, l'influsso ipnotico generato dalla scomparsa affranca i personaggi dai rigidi schemi culturali (perso ogni pudore, Miss Appleyard ammette di fronte a Mlle de Poitiers di essere rimasta vittima dell'affascinante intelletto mascolino di Miss McCraw).

Ogni componente della messa in scena - la fotografia onirica di Russell Boyd, le frequenti riprese dal basso delle impervie cime, l'accompagnamento sonoro del flauto - converge verso la realizzazione di un immaginario opprimente e angosciante, dominato da Hanging Rock, reso da Peter Weir un luogo inviolabile e ambiguo, in eterno conflitto con un mondo umano che non tollera anomalie, diversità, ribellioni. Weir riesce nell'impresa di rappresentare l'indicibile, rendendo questo film un capolavoro dell'inafferrabile, che segna il confine tra razionalità ed esoterismo, tra sogno e realtà. Opera potente e visionaria per la sua estetica, Picnic ad Hanging Rock si carica delle aspettative e delle convinzioni di ciascun spettatore che, nell'inspiegabile dissolvimento di Miranda, Marion e Miss McCraw, può scorgere ciò che vuole, desidera e teme.