Tornano i grandi sceneggiati di mamma Rai

Cosa proponeva lo sceneggiato televisivo di una volta? Essenzialmente grandi attori provenienti dal teatro, registi dotati di forte personalità, soggetti ispirati ai classici della letteratura italiana e mondiale, singole scene preparate con una attenzione agli aspetti interpretativi, stilistici e scenografici che oggi raramente si nota.

Diciamo pure la verità, di fronte alla pochezza di alcune delle fiction televisive prodotte negli ultimi anni sono in tanti a rimpiangere quella "età dell'oro", in cui mamma Rai sfornava a ripetizione sceneggiati che sarebbero poi rimasti nella storia della televisione italiana. Grandi attori provenienti perlopiù dal teatro, registi dotati di personalità, soggetti ispirati ai classici della letteratura italiana e mondiale, singole scene preparate con una attenzione agli aspetti interpretativi, stilistici e scenografici che oggi come oggi raramente si avverte. Tutto ciò veniva a caratterizzare quei prodotti, cui si tende ora a guardare con un filo di nostalgia. Ne vogliamo citare qualcuno, tanto per dare l'idea? Si potrebbe cominciare dalla versione dell'Odissea datata 1968, con Bekim Fehmiu e Irene Papas tra i protagonisti, per la regia di Franco Rossi ma col bonus di un superlativo Mario Bava, chiamato in causa per l'impressionante scena dell'accecamento di Polifemo.
E sempre nel 1968 fece epoca La freccia nera (dall'opera di Robert Louis Stevenson) di Anton Giulio Majano, con la giovanissima Loretta Goggi (che nel 1963 era già apparsa in Delitto e castigo) a rendere più effervescente un cast impreziosito dalle presenze di Aldo Reggiani e Arnoldo Foà. Oppure I miserabili, una delle svariate opere dirette dall'inossidabile Sandro Bolchi (scomparso nel 2005, dopo esser stato autentico protagonista di una tv colta e intelligente, suo anche l'adattamento del 1967 dei Promessi Sposi); nella serie ispirata al romanzo di Victor Hugo hanno recitato, tra gli altri, Gastone Moschin e Giulia Lazzaroni. Attenzione, perché questo è solo un assaggio, sono parecchi i lavori di qualità che si potrebbero aggiungere all'elenco e se ne avremo il tempo lo faremo.

Fatto sta che la recente iniziativa promossa da Rai Trade e Fabbri Editori sta già suscitando un notevole interesse. Si stanno infatti rieditando in DVD, per la collana "I grandi sceneggiati della televisione italiana", diversi titoli tra i più appetibili, tant'è che I Promessi Sposi è già in edicola dove sta avendo un riscontro più che incoraggiante. Altri particolari sull'operazione li abbiamo appresi durante la conferenza stampa che si è svolta la mattina del 17 settembre nella sede Rai di Viale Mazzini a Roma, in una Sala degli Arazzi affollata di volti celebri. Quasi superfluo sottolineare il carisma che certe figure sono sempre in grado di comunicare.

L'incontro si è infatti ravvivato quando è stata data la possibilità di intervenire a personaggi come Giorgio Albertazzi, Loretta Goggi, Nino Castelnuovo, Paola Pitagora, Roberto Bisacco, Lea Massari e parecchi altri, col rischio che dimenticarne qualcuno possa sembrare un'offesa; e il rischio si è puntualmente convertito in cronaca spiccia, quando l'esperta attrice Ilaria Occhini, recentemente premiata a Locarno per il film Mar Nero di Federico Bondi, ha espresso tutto il suo risentimento per non essere stata ancora nominata dai relatori dell'incontro. Saggezza vuole che non si irritino mai le dame dello spettacolo.

La mattinata si era comunque aperta con un video di lancio, in cui alle immagini dei più noti sceneggiati inseriti nella collana viene giustamente associato il saluto di una delle più note "signorine buonasera", Nicoletta Orsomando, che questi lavori li conosce proprio bene, avendoli presentati chissà quante volte in prima serata. La storica annunciatrice, presente in sala, ha voluto ricordare anche dal vivo le emozioni offerte da quegli episodi così intensi e ben confezionati, ricordando quanto sia forte ancora oggi l'affetto degli spettatori: "Quando la Rai mi ha invitato a registrare questo annuncio quasi non ci credevo, ma ne sono stata particolarmente felice. Ci sono persone che pure adesso mi fermano per strada e mi chiedono perché non si trasmette più quel particolare sceneggiato piuttosto che un altro o un altro ancora, visto che sono in tanti ad aver lasciato un segno profondo nella nostra cultura: basti pensare al fatto che un tempo arrivavano a influenzare la vendita degli stessi libri!" Per rendere omaggio alla sempre vispa annunciatrice si è scomodato anche Biagio Agnes, già direttore generale della Rai, cui è stato affidato un elegante mazzo di fiori da consegnare direttamente nelle mani della Orsomando. Prima, però, avevamo assistito alla parte più istituzionale dell'incontro, tenuta da responsabili della televisione pubblica e della Fabbri Editori, che hanno spiegato per filo e per segno come è nata questa iniziativa editoriale, a quale pubblico si rivolge e con quali motivazioni di ordine culturale e commerciale.
In particolare Alba Calia, vicepresidente di Rai Trade, ha ampiamente commentato il significato di tale scelta, a partire dai dubbi iniziali presto sconfessati dall'entusiasmo per una simile e quasi necessaria riscoperta: "Adesso mi emoziono, quando ripenso a quando stavamo lì a interrogarci sull'opportunità di riproporre certi sceneggiati, chiedendoci se a distanza di tutti questi anni la loro visione sarebbe stata appagante o meno. Ci chiedevamo persino se non sarebbero risultati troppo lenti per il pubblico di oggi. Fortunatamente ora ci è chiaro che non si tratta di un'operazione nostalgia. Al contrario, finanche nei casi in cui il dubbio era più forte, ci siamo confrontati con opere la cui capacità di emozionare è rimasta intatta. Prendete ad esempio Il mulino del Po di Bolchi, quasi un western padano. Tante altre sono le chicche che abbiamo voluto inserire in questa collana, compresa qualche rarità per intenditori, come la versione de L'Idiota interpretata nel 1959 da un Giorgio Albertazzi già lanciatissimo in teatro. Del resto in quella televisione vi erano attori di talento, la cui solida esperienza teatrale facilitava la riuscita di sceneggiati in cui il rapporto con la letteratura ha raggiunto, probabilmente, un vertice mai più eguagliato sul piccolo schermo".

Più volte evocato dai presenti, lo stesso Albertazzi ha voluto dire la sua, ricordando come L'Idiota abbia rappresentato non solo una grande esperienza per lui, ma anche e soprattutto un trampolino di lancio per colui che sarebbe diventato uno dei volti più importanti del cinema italiano, l'allora giovanissimo Gian Maria Volontè: "Ci dovremmo ricordare più spesso di quanto ha fatto Gian Maria, fino al tragico momento della sua scomparsa. Io stesso quando lo incontrai, per caso, prima che ottenesse la parte di Rogozin ne L'idiota, ne rimasi molto colpito. Fu proprio L'Idiota a lanciarlo come attore, del resto la figura da lui interpretata sembrava quasi il prototipo dei personaggi ribelli, idealisti, dalla grande passione civile, che avrebbe impersonato in seguito." Oltre a soffermarsi sullo scomparso Gian Maria Volontè, gesto del tutto condivisibile per cui verrà poi ringraziato da una commossa Lea Massari, Giorgio Albertazzi ha fornito altri spunti sul ruolo esercitato dallo sceneggiato televisivo sulla formazione sua e di altri attori: "Si era alla ricerca dello specifico televisivo, che forse non è stato mai trovato, pur essendo evidente che quando si recita per la televisione non si fa né cinema né teatro, ma un'altra cosa ancora. Ma è stato comunque un percorso stimolante, che è servito a parecchi attori italiani per duttilizzare i propri strumenti espressivi". Dopo l'intervento di Albertazzi il microfono ha continuato a passare di mano in mano, dando vita a un collage di impressioni che ha coinvolto numerosi tra i grandi interpreti del passato (e del presente, ci tiene a dire qualcuno, riferendosi principalmente al teatro e lamentandosi del fatto che la tv becera di oggi tende a ignorarli); tutti concordi, o quasi, nel dire che molto si è perso in qualità rispetto a quando la Rai produceva sceneggiati come quelli tornati ora in auge.

Particolarmente significativa la testimonianza di Paola Pitagora, con cui si chiude idealmente il discorso: "Nella trasposizione dei Promessi Sposi, come in altre opere di questo tipo, vi era un rispetto per la parola, una cura che allo stato attuale non si trova facilmente. Oggi nelle cosiddette fiction c'è molta sciatteria a livello di dialoghi, tant'è che questa brutta abitudine si riflette in un modo di recitare che è tutto un sussurrare e fare le facce, anche da parte di giovani attori che magari in teatro se la cavano meglio, ma qui sono spinti a esprimere la parte peggiore di sé. Insomma, dispiace vedere che le cose vengono fatte a tirar via." Parole sante, speriamo allora che la riscoperta dei lavori televisivi realizzati in un passato nemmeno troppo lontano serva, almeno un po', a rimodellare la sensibilità di pubblico e autori verso valori più alti.