Recensione Encarnação do demonio (2008)

un film esagerato e fiero di esserlo, che fa salva la tradizione del genere senza lasciarsi tentare dalle nuove frontiere dell'horror.

Orrore a San Paolo (chiudete le gambe)

Il becchino più sadico dell'America Latina è tornato. Si presenta con lo status di regista cult dell'horror brasiliano José Mojica Marins, che porta alla Mostra del cinema di Venezia il personaggio che l'ha reso celebre in patria, Zé do Caixão, nel capitolo conclusivo di una trilogia cominciata nel 1964 con A mezzanotte prenderò la tua anima e proseguita tre anni dopo con Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere. Risale addirittura al 1966 la prima stesura di Encarnação do demonio, presentato fuori concorso a Venezia 65, un delirio kitsch sanguigno e sanguinolento che si accanisce sullo spettatore collezionando sullo schermo una lunga serie di torture che mette alla prova la sopportazione anche dello stomaco più forte. Il protagonista del film prosegue nella sua personale ricerca della donna superiore che possa dargli il figlio perfetto, attraverso il quale raggiungere l'immortalità grazie al perpetuarsi della sua ideologia. Zé do Caixão crede nel sangue e intende farlo scorrere di nuovo a fiumi dopo essere stato rinchiuso in gabbia per 40 anni tra manicomio e carcere.

Encarnação do demonio è un film esagerato e fiero di esserlo, che fa salva la tradizione del genere senza lasciarsi tentare dalle nuove frontiere dell'horror. Per far familiarizzare lo spettatore con il suo universo di ferocia, sadismo e nichilismo recupera le immagini dei due precedenti episodi che sparge scrupolosamente lungo tutto questo nuovo percorso di morte. Si comprende così lo scenario di sesso estremo, torture e omicidi spietati che hanno portato il protagonista in uno scomodo limbo in cui la sua ossessione per la riproduzione deve scontrarsi con il tormento di un passato che riempie i suoi incubi dell'ira delle vittime sacrificate lungo la strada verso l'obiettivo bramato. Tutto nel film è enfatizzato a dismisura, dalla recitazione degli attori che sembra rimasta agli albori della specie ai dialoghi folli consumati tra un'efferatezza e l'altra. José Mojica Marins interpreta il protagonista come già nei capitoli precedenti, un classico uomo nero degli incubi dotato però di una sua moralità (salva infatti un bambino dalla violenza della polizia corrotta). San Paolo si popola di personaggi fuori da ogni logica, attratti tutti dal male e tutti vittime. Nessuno è destinato a uscire indenne dalle allucinazioni perverse di Mojica Marins, un personaggio dal grande carisma che si spinge oltre i limiti del lecito e si concede addirittura una capatina in purgatorio.

L'atmosfera macabra e surreale permea questa geniale accozzaglia di orrori di serie z, che si districa tra voli soprannaturali, atti di cannibalismo e credenze popolari. Tra le tante scene scult non possiamo non segnalare quella del topo ficcato tra le gambe di una donna che percorre allegramente il suo canale vaginale, e la natica strappata a un'altra, costretta poi a divorarsela. E poi ancora poliziotti appesi al soffitto con ganci conficcati nella schiena, amplessi brutali sotto piogge di sangue, lunghissime unghie affilate affondate negli occhi del malcapitato di turno, e di quelli dello spettatore costretto a sopportare. Il visionario José Mojica Marins allestisce uno spettacolo horror fuori tempo massimo, che stimola grasse risate più che brividi di terrore, accanto a quell'inevitabile disgusto suscitato dalle tante scene cruente che si concede. Pur risultando per lo più ridicolo e caricato oltre misura, Encarnação do demonio riesce a intrattenere offrendo una vera e propria esperienza-limite che pretende di essere essa stessa cannibalizzata. Delirante, geniale, semplicemente da amare.