Recensione Vacancy (2007)

Attorno a un doppio filo conduttore, uno più superficiale, l'altro più interiore, il film si sviluppa con una discreta dose di ritmo, trovando i suoi momenti migliori nella parte centrale in cui suspense e azione lavorano bene.

Finché morte non li separi

Vacancy è un filmetto agile e veloce, che al tempo stesso non nasconde qualche ambizione. La trama thriller - coppia che finisce in uno sperduto motel dove diviene vittima di un gruppo di realizzatori di snuff movie - è piuttosto semplice e risaputa. Agli echi dello Psycho hitchockiano, citato con rispetto e senza volersi assolutamente mettere a confronto, si affianca un'idea di film che pur molto contemporaneo nella sua velocità e nella presenza di scene d'azione rapide e brutali mira a basarsi principalmente sulla suspense e sull'accumulo della tensione.

Ma dove Vacancy si distingue rispetto ad una numerosa quantità di prodotti analoghi è nel dare forte accento ad una trama che, pur sottostante agli eventi principali, risulta alla fine il vero filo conduttore del film: quella legata alla crisi del rapporto di coppia tra i due protagonisti, Amy e David. Non è quindi un vezzo da parte del regista Nimród Antal aprire il film con lunghe scene in auto attraverso le quali impariamo a conoscere i due personaggi, le loro psicologie e la loro situazione, poiché la crisi del rapporto tra Amy e David sarà l'elemento che caratterizzerà tutta la durata del film. Una crisi nata per via di una morte, quella del figlioletto dei due, e che si risolverà proprio quando la coppia si troverà faccia a faccia con un'altra morte, la loro, vittime dei maniaci che hanno fatto del Pinewood Motel il set per gli snuff movie che vedono protagonisti gli sventurati avventori.
Amy e David si ritroveranno, senza tante parole, proprio nel fronteggiare questa minaccia, che li obbliga ad andare alla radice del loro rapporto, strappando via come strati di cipolla quelle sovrastrutture esplicitate nella parte iniziale del film.

Attorno a questo doppio filo conduttore, uno più superficiale, l'altro più interiore, Vacancy si costruisce e sviluppa con una discreta dose di ritmo, trovando della parte centrale i suoi momenti migliori, quando la suspense e l'azione lavorano bene e si lascia al non detto il lento mutamento si stato della coppia. Peccato che il finale tradisca gran parte delle promesse messe in piedi nel corso dello svolgimento: se da un lato l'azione si banalizza e persino la lucidità del regista sembra venire meno, è nella mancanza di coraggio di abbracciare appieno le conseguenze di certe scelte e quindi un ending non del tutto happy, con la storyline del rapporto tra Amy e David che fa valere eccessivamente le sue ragioni nei confronti di quelle di un thriller venato da un horror all'acqua di rose.