Recensione Kekexili: Mountain Patrol (2004)

Risultando equilibrato nelle sue due diverse anime, quella puramente informativa e quella prettamente cinematografica, il film di Lu Chuan è sicuramente riuscito nel suo intento di rendere noti eventi di cui la nostra informazione poco si occupa, ma non trascura l'esigenza di spettacolarità ed emotività che uno spettatore cinematografico richiede.

Per un pugno di antilopi

Vincitore di un Golden Horse al festival di Taipei, Kekexili è ambientato nell'area omonima, in Tibet, dove i cacciatori di frodo hanno portato la popolazione di antilopi tibetane da un milione di unità a circa diecimila fino ai primi anni novanta. In quegli anni, il governo ha instituito una ufficiosa pattuglia di controllo, incaricata di sorvegliare le montagne allo scopo di ostacolare l'opera dei bracconieri ed il commercio illegale di pellicce di antilopi.
Fulcro della narrazione è un giornalista, che, allo scopo di scrivere un resoconto su questa situazione, accompagna la Pattuglia nelle sua perlustrazioni.

Nel portare su grande schermo la storia di Kekexili, il regista Lu Chuan (anche autore della sceneggiatura del film) approccia il film con un taglio giornalistico/documentaristico che permette allo spettatore di seguire l'evolversi della vicenda pur non avendo confidenza e conoscenza diretta di quel mondo così culturalmente distante dal nostro. Non mancano, però, sequenze di grande impatto dal punto di vista cinematografico, soprattuto nella parte finale, che riescono a tenere alta la tensione e creare partecipazione ed empatia nei confronti dei personaggi portati su schermo.
Le desolate lande innevate, fotografate con grande senso dello spazio, hanno un sapore quasi western, impressione avvalorata anche dalla natura dei rapporti/scontri tra i diversi gruppi di uomini in campo.

Nonostante il tema principale sia quello della tratta di pelli di antilope e tutto ciò che ne consegue, è interessante, dal nostro punto di vista occidentale, anche vedere il diverso rapporto che quelle popolazioni hanno con il mondo naturale che li circonda, fonte costante di pericoli di diversa natura, e quindi ben diverso dalla visione per lo più idilliaca che spesso noi abbiamo.

Risultando equilibrato nelle sue due diverse anime (quella puramente informativa e quella prettamente cinematografica), quindi, il film di Lu Chuan può dirsi sicuramente riuscito nel suo intento di rendere noti eventi di cui la nostra informazione poco si occupa, ma non trascura l'esigenza di spettacolarità ed emotività che uno spettatore cinematografico richiede.

La didascalia finale informa dell'istituzione di una ufficiale e specializzata pattuglia di controllo e che Kekexili è diventata riserva naturale nel periodo successivo a quello trattato dal film (che è cronologicamente posto nel periodo tra il '93 e il '96); a ciò è seguito un aumento della popolazione di antilopi tibetane fino a trentamila unità.

Movieplayer.it

3.0/5