Il caso O.J. Simpson raccontato da American Crime Story, dall'omicidio dell'ex moglie al controverso processo

Ripercorriamo il caso O.J. Simpson, dall'accusa di duplice omicidio al processo, raccontato nel 2016 dalla prima stagione della serie American Crime Story, da stasera su La7d.

Il caso O.J. Simpson raccontato da American Crime Story, dall'omicidio dell'ex moglie al controverso processo

Da stasera su La7d in prima serata torna American Crime Story: Il caso O.J. Simpson, la prima stagione, datata 2016, della serie tv prodotta da Ryan Murphy dedicata ai casi giudiziari e di cronaca nera più controversi della storia americana. Ispirata al libro The Run of His Life scritto dall'avvocato Jeffrey Toobin, la serie ripercorre, in 10 episodi (che verranno trasmessi il mercoledì sera dalla rete del gruppo Cairo Communication), il controverso processo che, nel 1995, portò all'assoluzione dell'ex campione di football.

O.J. Simpson: l'omicidio dell'ex moglie Nicole Brown

American Crime Story: la locandina della prima stagione
American Crime Story: la locandina della prima stagione

È morto lo scorso 12 aprile a 76 anni, O.J. Simpson, ex stella del football americano, ex attore, tristemente noto per quello che è passato alla storia come il "caso O.J. Simpson", uno dei processi penali più controversi d'America, che l'ha visto accusato del duplice omicidio della sua ex moglie, Nicole Brown Simpson, e di Ronald Lyle Goldman. Assolto dall'accusa nel 1995, è stato poi giudicato colpevole due anni dopo nella causa civile intentata dalle famiglie delle vittime.

Orenthal James Simpson (interpretato nella serie da Cuba Gooding Jr.) e Nicole Brown si erano sposati nel 1984, avevano avuto due figli, Brooke Sidney nel 1985 e Justin Ryan nel 1988, e avevano poi divorziato nel 1992 per "differenze inconciliabili", come la Brown aveva dichiarato, ma già nel 1989 l'ex giocatore era stato accusato di violenza domestica.

Poco dopo la mezzanotte del 13 giugno 1994, davanti alla casa di Brentwood, i corpi di Nicole Brown Simpson e di Ronald Goldman, un giovane cameriere di appena 25 anni, erano stati ritrovati privi di vita e straziati da decine di coltellate. L'ex moglie di O.J. Simpson era stata uccisa con 12 colpi d'arma da taglio, la profonda ferita alla gola l'aveva lasciata con la bocca aperta e la testa era quasi mozzata. Sulle mani portava i segni del suo disperato tentativo di difesa. Ronald Goldman, che si trovava nel condominio solo per aver riportato degli occhiali dimenticati nel ristorante in cui lavorava, non era sopravvissuto a 20 coltellate. I cadaveri erano stati ritrovati diverse ore dopo.

Inizialmente, in assenza di testimoni, gli inquirenti non avevano formulato alcuna accusa contro O.J., che aveva dalla sua parte un alibi: era tra i passeggeri di un aereo che alle 23:45 della stessa sera era partito Los Angeles diretto a Chicago. La denuncia per molestie depositata anni prima dalla Brown, però, aveva allertato gli investigatori, che, dopo il ritrovamento di alcune macchie di sangue, avevano ufficialmente iscritto Simpson nel registro degli indagati, accusandolo di duplice omicidio.

Lo spettacolare inseguimento in diretta TV

Il 17 giugno 1994 la polizia aveva avvertito l'avvocato di O.J. Simpson, Robert Shapiro (interpretato nella serie da John Travolta), che il suo assistito doveva consegnarsi entro le 11:00 di mattina. L'ex stella del football però non si trovava dove sarebbe dovuto essere, a casa dell'avvocato e amico Robert Kardashian (padre di Kim, Kourtney, Khloé e Robert Jr., interpretato nella serie da David Schwimmer). Simpson era fuggito, armato, insieme all'ex compagno di squadra, Al Cowlings, verso Orange County sulla sua Ford Bronco. Nel frattempo i due avvocati avevano indetto una conferenza stampa per annunciare la fuga del loro assistito, esplicitando la possibilità che potesse commettere un gesto estremo. La polizia individuò la Bronco bianca sull'autostrada 405 e si lanciò in un lentissimo inseguimento, che venne trasmesso in diretta TV e da circa 75 milioni di spettatori.
Simpson e Cowlings decisero poi di tornare a Brentwood, dove l'ex giocatore, dopo essere rimasto chiuso in macchina a minacciare il suicidio per un'ora, si consegnò alle forze dell'ordine alle 19:45.

Il processo

American Crime Story: The People v. O.J. Simpson - L'attore Cuba Gooding Jr. in una foto della serie antologica
American Crime Story: The People v. O.J. Simpson - L'attore Cuba Gooding Jr. in una foto della serie antologica

Il processo, People of the State of California v. Orenthal James Simpson, è ancora oggi considerato il più pubblicizzato nella storia americana ed ebbe luogo a Los Angeles tra il 1994 e il 1995. Si concluse con l'assoluzione di Simpson per insufficienza di prove.
L'accusa, capeggiata dall'avvocatessa Marcia Clark (interpretata nella serie da Sarah Paulson), si era concentrata sulle denunce depositate da Nicole Brown negli anni precedenti che descivevano l'ex marito come un uomo violento e geloso, che non si era mai rassegnato alla fine della loro storia.

Il team della difesa, con a capo Shapiro e Kardashian, oltre a cavalcare l'insufficienza di prove, cercava di far leva sul tema della discriminazione razziale: non soltanto i poliziotti che avevano arrestato Simpson, un uomo di colore, erano tutti bianchi, ma nel passato dell'investigatore Mark Fuhrman, colui che aveva trovato i famosi guanti insanguinati, pesavano episodi di razzismo.
D'altronde i guanti che il killer aveva utilizzato, fatti provare all'imputato in aula, risultarono troppo piccoli per le mani di O.J. (si erano ristretti per il sangue e l'umidità), così come alcuni cavilli tecnici fecero invalidare i test del dna condotti sui resti ematici presenti sotto le unghie delle vittime e nella macchina di Simpson.

Il 3 ottobre 1995 il verdetto della giuria sentenziò l'innocenza di O.J.Simpson, scioccando la maggioranza dell'opinione pubblica americana.
Nel 1997, dopo il ricorso delle famiglie Brown e Goldman, lo stesso Simpson fu giudicato colpevole e costretto al pagamento di 67 milioni di dollari come risarcimento.