Fallout, Walton Goggins ha odiato trasformarsi in un Ghoul: "Le ore di trucco? Davvero spiacevoli"

Non è maio semplice calarsi nei panni di un personaggio il cui aspetto richiede ore e ore di trucco ogni giorno

Fallout, Walton Goggins ha odiato trasformarsi in un Ghoul: 'Le ore di trucco? Davvero spiacevoli'

La prima stagione di Fallout è stata una vera e propria sorpresa e già dopo pochi giorni dal suo debutto si è rivelata uno dei più grandi successi di Prime Video. Merito anche dell'interpretazione di Walton Goggins nei panni del Ghoul/Cooper Howard, un personaggio che però ha richiesto molte e stressanti ore di trucco.

L'attore aveva già svelato il tempo necessario per assumere l'aspetto del Ghoul, che dalle iniziali quasi cinque ore si sono poi ridotte nell'arco delle riprese grazie ai miglioramenti del reparto.

"La prima volta che abbiamo applicato la maschera", ha detto Goggins, "ho chiesto di essere lasciato da solo per un'ora e mezza fuori e Jonah [Nolan] è venuto. Mi sono seduto fuori da solo e l'ho fotografato al sole e all'ombra. Ero estremamente intimidito ma entusiasta di vedere come avrebbe funzionato questa Ferrari. E poi, il primo giorno di riprese, ero estremamente insicuro e a disagio. E non sapevo cosa il pubblico avrebbe o non avrebbe visto".

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Fallout: una scena della serie

Il fascino del Ghoul

Fortunatamente, il regista, Jonathan Nolan, era lì per sostenerlo.

"Gli ho detto: 'Amico, lo vedi?", ha chiesto Goggins a Nolan se le sue emozioni venivano catturate dalla macchina da presa. "'Stai capendo cosa sta succedendo?'. E lui ha risposto: 'Abbiamo capito. Vediamo tutto. È tutto nei tuoi occhi. Fai quello che vuoi. Hai la libertà di fare quello che vuoi'. E poi, una volta che mi sono ambientato, ho capito [il personaggio], perché era così ben definito da ciò che [gli showrunner Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner] avevano scritto".

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Commentando la sceneggiatura, Goggins ha aggiunto: "Le parole sono sulla pagina. Geneva e Graham hanno davvero fatto centro e per me non è stato diverso da qualsiasi altra cosa abbia mai fatto nella mia carriera. Si leggono 250 volte e ci si affida a una serie di circostanze immaginarie. Non credo nelle scelte. Non credo nell'interpretazione di personaggi, ad essere sincero. Credo che sia uno specchio per la natura e un'immersione nel mondo al di là delle parole".